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Dolore ai funerali del pilota precipitato a Trapani: "La sua una vita da eroe"

Nella Cattedrale San Lorenzo di Trapani i funerali del Capitano dell’Aeronautica Militare Fabio Antonio Altruda, 33 anni, originario di Caserta, morto per cause ancora da accertare mentre viaggiava su un caccia monoposto Eurofighter del 37° Stormo di Trapani, mentre stava rientrando alla base da una missione di addestramento. Domenica la salma sarà trasferita in Campania, nella parrocchia "San Biagio" di Cardito, dove vive la famiglia.

Alla cerimonia insieme ai genitori, al fratello, ai familiari, amici e colleghi sono presenti, oltre al Ministro della Difesa Guido Crosetto, anche il Vice Presidente della Camera dei Deputati Giorgio Mulè, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Generale di Squadra Aerea Luca Goretti.

"Mentre i nostri cuori si preparavano a celebrare il Natale del Signore, siamo stati sconvolti dalla notizia della morte del capitano Altruda. Mentre ringrazio il caro Mons. Pierino Fragnelli che presiede la Celebrazione, sono dispiaciuto di non poter essere presente alla Celebrazione Eucaristica per esprimere personalmente la vicinanza profonda ai genitori di Fabio, ai suoi cari, alla famiglia dell’Aeronautica Militare, alle autorità presenti. Dinanzi a una tale tragedia non ci sono parole: solo la vicinanza e l’amore, il silenzio e la preghiera al Dio della vita - dice L’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia Santo Marcianò- È la vita di un giovane, quella per cui oggi prego e preghiamo, che aveva dinanzi sogni e speranze di futuro. È la vita di un militare competente e dedito, che tanto ha dato e tanto poteva ancora dare al nostro Paese. È la vita di un eroe che, offrendosi in sacrificio, ha evitato il rischio di esporre alla morte coloro per la cui difesa ha abbracciato la sua grande missione. È la vita di un figlio, di un fratello, di un uomo che ha amato fino alla fine, quella sulla quale noi non possiamo che piangere. E io piango con voi, cari genitori e parenti, amici e colleghi; e mentre ti affido al Padre in Cielo, imparo commosso quanto tu, Fabio, ci hai insegnato: quando si vive per far vivere, si sa morire per dare la vita! Questa è vita eterna, questa è risurrezione. Questo è il senso che hai voluto dare alla tua breve esistenza e questo sia ora, per i tuoi cari e per tutti, esempio di luce e germe di consolazione. Grazie, Fabio! Restaci accanto e prega, perché anche noi sappiamo vivere così".

"Abbiamo ascoltato dal Vangelo di san Giovanni: “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Gesù parlava di sé, del suo imminente passaggio attraverso il mistero della morte e dell’abbondanza del frutto che quel passaggio avrebbe comportato. La sua morte ha aperto il sentiero della risurrezione, il frutto atteso da tutti i nostri cuori, a qualunque età siamo visitati da sorella morte - ha detto nell'omelia l'arcivescovo di Trapani, Pietro Mari Fragnelli - . Noi oggi siamo nel silenzio, increduli, davanti alla fine inattesa del nostro fratello, il pilota Fabio Antonio Altrude: la morte lo ha colto nei cieli e sulla terra del nostro mondo trapanese. Lo sentiamo vicinissimo a noi in questo passaggio. Come vicina sentiamo tutta la base dell’aviazione, che assicura un generoso servizio civile sostenuto da un impegnativo servizio di difesa. È una vicinanza che si traduce in reciproca appartenenza. Per questo possiamo dire che il giovane pilota ci appartiene: lui a noi e noi tutti a lui. Un’appartenenza che la morte non distrugge, semmai la conferma per sempre. Vorremmo dire: tu, caro Fabio - se posso esprimermi così familiarmente, come padre di questa comunità - tu ci appartieni non solo per il lavoro e l’abitazione tra noi; tu ci appartieni perché la Provvidenza divina ti ha portato dalla tua nativa Campania a questo lembo di Sicilia. Appartengono a noi anche i tuoi cari genitori e i tuoi familiari e amici. Appartieni al mondo dell’aeronautica militare e civile, hai contribuito a fare di questa terra un ponte di dialogo con il resto del mondo, dell’Europa e dell’Africa innanzitutto. Ti consegniamo alla terra come chicco di grano che, proprio nella morte, diventa fecondo. È un duro, terribile distacco. Mai avremmo voluto vivere questa giornata, mai avremmo voluto parlarti senza avere da te un cenno di risposta. Ma tutta la tua storia è una risposta, forse anche una domanda: cosa può e deve fare l’umanità per vivere i suoi giorni nella pace? Tu pare ci rispondi con i valori che hanno ispirato la tua vita e che continuano a riscaldare questa comunità. La Parola di Dio di oggi dà voce ai nostri cuori e alle nostre menti: “È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore”. Con te aspettiamo in silenzio Colui che l’Avvento ci annuncia come imminente. Purtroppo siamo tutti lontani dalla pace: gli scenari di odio e di aggressione presenti nel mondo ci fanno dimenticare il benessere. Sperimentiamo l’amara scomparsa della speranza. Ma vogliamo – davanti a te – richiamare al nostro cuore la fiducia nelle grazie del Signore, che non sono finite. Vogliamo riprendere la speranza, perché le misericordie di Dio non sono esaurite. Anzi si rinnovano ogni mattina, perché – ci dice la Scrittura – grande è la fedeltà di Dio. In lui speriamo, lui continuiamo a cercare. Siamo turbati, come Gesù davanti alla sua morte, ma attingiamo da lui la fiducia che ci fa continuare a cercare il bene per tutti, il bene sommo della pace: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà”. Con la liturgia di questi giorni diciamo: “O luce, che risplendi nella notte del mondo, vinci le nostre tenebre. O Gesù, re di gloria, mediatore per gli uomini, da’ il perdono e la pace”. La pace sia con te, fratello Fabio Antonio! La tua giovinezza rifiorisca accanto al Padre buono, nella sua casa!".

Foto di Laura Spanò

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