Il 2022 sarà ricordato come l'anno delle alluvioni. Ai tre eventi di Trapani città, si deve aggiungere anche quello che ieri ha colpito il territorio di Misiliscemi e che ha messo in ginocchio un territorio. Per fortuna non ci sono state vittime in nessuna delle quattro situazioni emergenziali, solo danni, ingentissimi e ovunque. Il prossimo 5 novembre sono 46 anni dall'alluvione del 1976 che segnò Trapani con 16 vittime che persero la vita travolte da acqua e fango. Su quella vicenda la Procura di Trapani aprì un fascicolo, si indagò su possibili responsabilità, ma i morti ancora gridano giustizia. La città finì in ginocchio, come testimoniano le cronache del Giornale di Sicilia di quei giorni. Partirono le iniziative regionali e statali, si mobilitarono governo e partiti. Quell’inizio di novembre fu caratterizzato da tempo instabile e il 5 novembre, sin dalle prime ore del mattino, un cielo carico di nuvole nere, tra fulmini e tuoni fragorosi iniziò a riversare su Trapani una quantità d’acqua mai vista prima e con le prime forti piogge iniziarono a scivolare sulla città enormi quantità di detriti, pietre e fango che si erano staccati da Monte Erice e che arrivarono fino alla centralissima via Fardella, alla stazione ferroviaria e fino al porto. Il fango devastò attività commerciali e abitazioni private ma soprattutto uccise sedici persone. La città non era preparata ad affrontare un evento così devastante. Un terzo del territorio comunale ne rimase coinvolto. La rete viaria rimasero bloccata, scantinati di edifici furono sommersi, le fognature intasate, la rete idrica fu interrotta in più punti, e lo stesso ospedale Sant’Antonio fu dichiarato inagibile, mentre i terreni circostanti erano diventati impraticabili. La città rimase “segnata” per molto tempo. I cittadini, allo stremo, iniziarono ad assumere posizioni forti con gesti eclatanti. Anche quell’anno su tutta la Sicilia occidentale a farla da padrone per diversi mesi era stato il vento di scirocco, un caldo insopportabile, ma quell’inizio di novembre fu caratterizzato da tempo instabile. Quel 5 novembre a prestare i primi soccorsi furono alcuni marinai imbarcati sulle navi in transito in città che cominciarono a spalare il fango dalle attività commerciali e dai pianterreni delle palazzine. Non c'erano i social né i cellulari. Importantissimo fu il ruolo delle radio locali che in quella triste occasione trasmettevano in continuazione indirizzando anche i soccorsi e rassicurando la popolazione che non aveva notizie dei propri familiari. I testimoni dell'epoca, ora adulti, ricordano quanto avveniva in quelle ore in città. Fiumi in piena, automobili che venivano portate via dalla corrente, gente che chiedeva aiuto ovunque. L'alluvione portò morte, decine furono i senzatetto oltre ai danni per svariati milioni di vecchie lire. Furono i giovani della Cattedrale ad aiutare a spalare il fango dalle strade e dalle case. L’anno successivo, il 22 marzo 1977, mentre in Cattedrale si tenevano gli esercizi spirituali al popolo in preparazione della Pasqua, 41 famiglie senza casa occupavano San Lorenzo. La prima cosa che dissero a padre Antonino Adragna, allora giovane prete di Trapani, fu: “Questa è la casa del Signore, da qui non ci possono mandare via”. Erano famiglie disastrate dall’alluvione e non avendo più un tetto dove ripararsi, occuparono, senza una assegnazione legittima, degli alloggi di edilizia popolare. All'indomani questa azione forzata, iniziò una serie di contatti tra queste famiglie e le autorità competenti. Dopo circa tre mesi di proteste, minacce e promesse di assegnazioni legittime, si arrivò all’ordinanza di sgombero per le 154 famiglie abusive: 113 trovarono una sistemazione a casa di parenti o risistemando le case sinistrate ma 41 famiglie non avevano dove andare e dopo qualche giorno di manifestazioni dinanzi al Palazzo Municipale e alla prefettura, occuparono la Cattedrale dove rimasero, assistiti dalla Chiesa, fino a domenica 8 maggio 1977. Erano passati 47 giorni. pagine raccolte da Vito Maida, che nel 1976 organizzò e partecipò ad alcune delle iniziative intraprese per far valere i diritti dei trapanesi coinvolti nell'alluvione e che avevano subito danni