La guardia di finanza ha sequestrato un immobile a Trapaniì nell'ambito dell'inchiesta Free Credit che ha portato a dodici arresti e allo smantellamento di un'organizzazione che lucrava su falsi crediti d'imposta previsti per aiutare le imprese messe in crisi dalla pandemia. Si tratta di una casa acquistata da uno degli otto finiti in carcere, Giuseppe Felice Guttadoro, nato in Tunisia ma originario di Pantelleria e da anni trapiantato a Rimini, la città dalla quale l'inchiesta è partita. Guttadoro è considerato uno dei vertici dell'organizzazione.
Il sistema della frode
I finanzieri del Comando provinciale di Rimini hanno scoperto una maxi frode da 440 milioni di euro di falsi crediti locazioni, sismabonus e bonus facciate, introdotti tra le misure di sostegno emanate dal governo con il decreto chiamato Rilancio (dl 34/2020), durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà. I proventi sarebbero stati investiti fra l'altro in criptovalute e metalli preziosi. «Si tratta di un’indagine condotta a ritmi serratissimi - spiega il maggiore Roberto Russo, siciliano di Acireale, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini - tenuto conto della delicatezza della materia. Ha avuto inizio parallelamente all’origine della frode e siamo riusciti a monitorare tutto fin dagli albori. Gli indagati hanno cominciato prima con il bonus locazioni, con importi bassi, per testare il sistema. Poi, scoperto che funzionava, hanno aumentato con spregiudicatezza il ritmo di creazione dei finti crediti, allargandosi al sisma bonus e al bonus facciate e reperendo ulteriori società di comodo, attraverso le quali venivano veicolati i crediti da cedere, così rendendo più difficoltoso il monitoraggio». Un sistema semplice ma molto redditizio.
«Lo Stato vuole essere fregato»
«Cioè, lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa... vogliono essere fregati praticamente...», dice in un’intercettazione agli atti dell’inchiesta Nicola Bonfrate, ritenuto promotore e capo dell’associazione a delinquere, amministratore di diritto o di fatto di numerose società coinvolte negli illeciti contestati. Bonfrate reagisce così quando un altro indagato, il commercialista Matteo Banin, anche lui raggiunto da ordinanza di custodia in carcere, parlando del bonus locazioni, illustra la modalità di determinazione dell’importo, «evidenziando - sottolinea il gip Manuel Bianchi nell’ordinanza - che tale agevolazione è anche estremamente vantaggiosa in quanto il credito di imposta è utilizzabile per compensare qualsiasi tributo senza alcuna limitazione, matura immediatamente nell’anno 2021 e non è differito come accade per il sismabonus». «Quello invece della locazione è tutto nell’anno», dice Banin. E Bonfrate: «Azzo, e cambia il discorso. Meno male che me l'hai detto». Banin: «Quello, hai capito, è tutto nell’anno ed è il 60% del canone». E ancora, il commercialista: «Perché vuol dire che tu devi dichiarare un canone il cui 60% ti dà quel valore lì». Bonfrate: «Minchia! lo dichiari tu». Risposta: «Esatto».
Un giro vorticoso di denaro
«A gennaio - continua il maggiore Russo - risultavano creati e commercializzati dall’associazione oltre 440 milioni di euro di crediti i proventi sono stati impiegati nell’acquisto di attività commerciali, auto, criptovaluta per oltre 7 milioni di euro e lingotti d’oro per 2 milioni di euro. Già sottoposti a sequestro oltre 2 milioni di euro in contanti e centinaia di migliaia di euro in assegni circolari». Dalle perquisizioni effettuate poi possono arrivare ulteriori riscontri e tracce di denaro, così come del resto dalle verifiche sui telefoni criptati usati dai promotori dell'associazione, che sono stati sequestrati.
I trolley pieni di soldi
Durante i blitz, i cashdog (i cani addestrati nella ricerca di denaro contante) delle fiamme gialle hanno già scoperto diversi trolley pieni di banconote, poiché l’organizzazione era riuscita a monetizzare, tramite società napoletane, i crediti governativi. L'organizzazione è molto ramificata, secondo l’ipotesi investigativa è composta da 56 soggetti che si sono avvalsi di 22 prestanomi (il totale fa 78 indagati), ha un nucleo centrale di 12 persone, sottoposte a misure di custodia cautelare (8 in carcere e 4 ai domiciliari), tra imprenditori e commercialisti. Effettuate 80 perquisizioni ed il sequestro dei falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Tra gli indagati in 9 avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e 3 avevano precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso. Queste tre persone sono di tre regioni diverse, Puglia, Campania e Calabria.
Un danno enorme per lo Stato
L’indagine è nata «da un approfondimento di una procedura fallimentare, in cui la società in questione esibiva crediti che in realtà non c'erano», come spiega il capo della Procura di Rimini, Elisabetta Melotti. «Nel giro di qualche settimana - prosegue - ci si è resi conto dell’ampiezza e della complessità del panorama. Ci si è trovati davanti a un danno davvero enorme per lo Stato». Uno schema legato ai provvedimenti governativi a sostegno dell’economia piagata dal Covid. Da qui l’importanza di comunicare quanto accaduto «all’Agenzia delle Entrate per evitare che lo stesso schema potesse ripetersi in altre parti d’Italia», sottolinea il procuratore Melotti.
I vari passaggi della truffa
Gli accertamenti bancari e lo studio dei dati pervenuti dall’Agenzia delle Entrate di Rimini e dalla società informatica del ministero delle Finanze Sogei hanno svelato il percorso operativo del gruppo comune alle tre casistiche di crediti d’imposta fittizi generati (bonus locazioni, sismabonus e bonus facciate).
Ecco tutti i passaggi
Tramite professionisti compiacenti, reperire società attive in grave difficoltà economica o ormai decotte, utili alla creazione degli indebiti crediti d’imposta.
Sostituire il rappresentante di diritto di tali società con un prestanome, da cui ottenere le credenziali per poter inserire le comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, così da avere uno schermo in caso di futuri accertamenti.
Inserire le comunicazioni dichiarando di aver pagato canoni di locazione superiori agli effettivi (persino oltre il 260.000%) o effettuato lavori edili mai iniziati, così da generare crediti di imposta non spettanti.
Cedere i crediti d’imposta a società compiacenti e dopo il secondo passaggio a società terze inconsapevoli, così da rendere più difficile la ricostruzione.
Neppure le recenti modifiche normative introdotte dal cosiddetto decreto antifrode (n. 157/2021) hanno scoraggiato i membri dell’organizzazione criminale.
Dove venivano reinvestiti i profitti
Ecco dove sono finiti i soldi. Il profitto è stato reimpiegato nei modi seguenti.
Investito in attività sia commerciali che immobiliari (subentro nella gestione di ristoranti, acquisto di immobili e/o quote di partecipazioni societarie).
Veicolato, attraverso una fatturazione di comodo, verso alcune società partenopee per essere monetizzato in contanti.
Trasferito su carte di credito ricaricabili business, con plafond anche di 50.000 euro e prelevato in contanti presso vari bancomat.
Impiegato per finanziarie società a Cipro, Malta, Madeira.
Convertito in criptovalute.
Investito in metalli preziosi ed in particolare nell’acquisto di lingotti d’oro.
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