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Istituto delle tecnologie: un laser per combattere i tumori

Il centro, con piccolissimi tubi di carbonio, punta a colpire solo le cellule malate, senza danneggiare quelle sane

TRAPANI. Un laser potenziato per colpire le cellule malate senza danneggiare quelle sane. È uno strumento che nasce in Sicilia e punta a combattere i tumori, soprattutto quelli al cervello o ai polmoni. Una battaglia portata avanti anche dall'Ita, l'Istituto tecnologie avanzate di Trapani, struttura nata su iniziativa dell'Università di Palermo, del Polo universitario di Trapani, del Comune e della Provincia di Trapani.

L'Ita ha avviato questi studi su input dell'Università di Praga, con cui collabora, per trovare come migliorare la potenza del laser che deve colpire esclusivamente le cellule colpite da tumore. «Utilizzando una barriera, nel nostro caso dei nano tubi di carbonio - afferma l'ingegnere Biagio Di Via, responsabile dell'Ita di Trapani -, tra l'obiettivo che deve essere colpito ed il laser, quest'ultimo aumenta notevolmente la produzione di ioni, elettroni e protoni che, poi, sono le particelle che, andando a colpire in maniera mirata le cellule tumorali, possono distruggerle in maniera mirata lasciando intatte quelle sane».

Per i suoi studi l'Ita utilizza nano materiali che hanno le dimensioni di un milionesimo di millimetro ed è specializzata in produzione di nano tubi di carbonio, strutture di carbonio purissimo che possono essere a parete singola o multipla. L'Istituto collabora anche con altre Università in giro per il mondo: Stamford in California, Londra e Sud Corea oltre ad una decina in Italia.

Un progetto già divenuto realtà, dato che è stato realizzato il prototipo, è quello dei supercapacitori che aumentano la potenza elettrica da fornire alle batterie dei «droni», gli aerei senza piloti. «Nel momento in cui ci fosse bisogno di una quantità maggiore di energia - continua Di Via -, questi supercapacitori riusciranno a fornire un flusso di energia istantanea». E sempre legato al mondo dell'aviazione è anche lo studio sui motori degli aerei. «Per il momento, mentre gli aerei sono in volo, per evitare il congelamento - spiega il responsabile dell’Ita - si utilizza l'area calda. Noi, invece, stiamo studiando un sistema che possa raggiungere gli stessi risultati elettricamente, attraverso una rete di sensori e di riscaldatori che, al momento opportuno, assicurino lo sghiacciamento».

E poi c'è l'ambiente. L'idrogeno è il combustibile più pulito che esista e se si riuscisse ad utilizzarlo per tutti i processi, si ridurrebbe drasticamente l’inquinamento. «Purtroppo può essere conservato con bombole ad altissima pressione, quindi pericolose - conclude Di Via -, o liquido, ma a -250°. Noi stiamo realizzando dei serbatoi con dentro delle nano polveri che fungono da spugna per l'idrogeno, immagazzinandolo e poi rilasciandolo. Il tutto a bassa pressione ed a temperature accettabili».

Studi continui, quindi, per l'Ita, ma che non distolgono Di Via dal suo vero obiettivo. Fare nascere, accanto alla sede, nella base di Milo dell'Agenzia Spaziale Italiana, un campus all'americana dove «realizzare uno spin-off universitario per invogliare le aziende ad investire e, poi, sfruttare a livello industriale le nostre ricerche».

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