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Trapani, il Black Palace Hip Hop School vuole ballare sul mondo

Le crew Black Queen e Black Empire hanno staccato il pass per le finali mondiali di Phoenix e Praga

C’è una Trapani che non gioca al pallone e vince. C’è di più. È in corsa per il Mondiale, anche se è il caso di dire che è in... ballo per il titolo iridato. È il Black Palace Hip Hop School, che a Roma ha staccato il pass con due formazioni per le finali di Phoenix e di Praga.

La doppia impresa

Nella Capitale, sul palco del Teatro Italia, nell’Italy Hip Hop Dance Championship, hanno sfidato e battuto le migliori crew italiane di Hip Hop e Street Dance, conquistando un posto alla finale del World Hip Hop Dance Championship, il campionato mondiale, in programma in Arizona, ad agosto 2025, dove si ritroveranno 4 mila ballerini provenienti da oltre 50 paesi di tutto il globo. Mentre ad ottobre parteciperanno, nella Repubblica Ceca, all’Hip Hop United, avendo ottenuto uno dei 5 posti disponibili per l’Italia. L’impresa, perché di questo si tratta, l’hanno compiuta le Black Queen, gruppo composto da Alice Pezzimenti, Aurora Martinelli, Asia Accardo, Sofia Benivegna, Zoe Sugamiele e Sofia Sercia, nella categoria Junior (dai 7 ai 13 anni); e le Black Empire, crew composta da Alice Gentile, Aurora Agate, Giulia La Grutta, Michelle Pezzimenti, Serena Pezzimenti, Martina Flores e Martina Costa nella classe Varsity (dai 14 ai 18 anni).

«Pace, unione e divertimento»

Dietro a tutto questo ci sono anni di lavoro e sacrificio, di impegno duro e costante, una gran quantità di movimenti e passi memorizzati con cura maniacale e ripetuti fino allo sfinimento. Coreografie a colpi di toprock sulla musica sparata a palla. Dietro al risultato c’è soprattutto lei: la maestra Sofia La Corte, pioniera a Trapani del movimento, che da 17 anni è sulla breccia e insegna nella sua scuola di via Messico. Rigorosa come la professoressa di ballo, Lydia Grant, di «Saranno Famosi», instancabile e sognatrice come Alex Owens di «Flashdance», la ballerina che fece scoprire agli adolescenti di allora un altro modo di danzare: per strada, tra la gente e tra acrobatiche coreografie intrise di Hip Hop. Perché l’Hip Hop, prima di tutto, parla attraverso il corpo e porta con se un messaggio sociale che affonda le radici nel movimento afroamericano degli anni ‘70. Non a caso le coreografie messe in scena dai ragazzi del Black Palace Hip Hop School spesso esplorano temi di grande attualità. «Le parole fondamentali dell’Hip Hop sono pace, unione e divertimento - dice La Corte - Questa è la base su cui lavorano tutti i nostri ballerini. E attraverso questa cultura capiscono il senso del sacrificio e quello che c’è stato dietro alla lotta di un popolo per arrivare alla sua libertà». Non a caso nella scuola campeggia un murales di Martin Luther King (con la celeberrima frase «I have a dream») e il nero è il colore-simbolo. «Il nero è l’insieme di tutti i colori - continua La Corte - E i tanti colori sono i nostri ballerini che creano armonia».

Le famiglie come una curva

Legato agli atleti e agli insegnanti c’è il terzo anello della catena del successo del Black Palace Hip Hop School: le famiglie. Che non fanno mancare il loro apporto, soprattutto quando c’è da fare il tifo. Perché nella valutazione di un pezzo la giuria tiene conto anche dell’indice di gradimento del pubblico. «Sono organizzatissimi i nostri genitori, con le trombette come allo stadio - continua la maestra -. Noi vediamo in loro dei sognatori e li ringraziamo perché fanno sempre il massimo possibile per assecondare i sogni dei propri figli e senza di loro il mio lavoro sarebbe al 50%».  La scuola conta una sessantina di allievi. Black Queen e Black Empire sono le punte di diamante e da anni raccolgono successi in campo nazionale, ma alle loro spalle crescono bene tutti gli altri gruppi, come i Baby Black, allenati anche da Arianna Marino. Per tutti la stella cometa è «l’importanza del lavoro di squadra, della solidarietà e della lotta per un obiettivo comune».

L'autofinanziamento

I risultati ottenuti si spera possano muovere l’interesse delle istituzioni, affinché anche questa meravigliosa disciplina possa avere la giusta visibilità e il giusto riconoscimento. «Faremo delle esibizioni - dice La Corte - per sostenere i costi delle trasferte per i Mondiali e cerchiamo sponsor e anche donazioni. Chi vuole può contattarci attraverso i nostri canali social». Sarebbe davvero un peccato mortale se questi ragazzi dovessero rinunciare al sogno mondiale per una mera questione economica, proprio adesso che il movimento è in crescita e che un «figlio» dell’Hip Hop, la break dance, è diventato a Parigi disciplina olimpica.

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