TRAPANI. Dieci anni. Dieci, lunghi, anni in granata e un coro, quello dei tifosi: «Nino Daì, dall’Eccellenza alla B». Chiaro che il suo cognome si presti alle rime, ma è anche vero che i canti dei tifosi non sono per tutti. Lui, Nino Daì, 33 anni, terzino di Gibellina, quei cori li ha sempre meritati, fin da quando il Trapani giocava sui campi polverosi. Ha rappresentato, per questa città, il simbolo della rinascita del Trapani targato Vittorio Morace, col quale ha condiviso praticamente tutto il percorso calcistico. È il simbolo, il talismano della scalata verso il successo, della serie A mancata per un soffio, della fedeltà ad una maglia, quella granata, che ha sempre onorato, toccando l’apice della carriera il 4 dicembre 2013, la sera di San Siro, quando il Trapani spaventò l’Inter, nella gara di Coppa Italia, perdendo 3 a 2. Quella sera Nino Daì era il capitano di un Trapani che, qualche mese prima, aveva toccato il cielo con un dito, ottenendo la storica promozione in serie B. Tra la serie D e il campionato cadetto, Daì ha accumulato 131 presenze, naturalmente tutte in maglia granata, segnando 3 reti. C’è sempre stato, nei momenti positivi ma, soprattutto, in quelli negativi. È sempre stato l’ultimo a mollare.
Così, appese le scarpette al chiodo, il Trapani l’ha scelto per guidare la scuola calcio. Una bella storia di sport, una nuova tappa del percorso di Nino Daì, fresco di patentino di allenatore Uefa B. Un percorso che la società granata definisce «fatto di impegno, valori e passione».
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