MARSALA. Bisogna andare avanti, anche se ormai i danni sono seri, forse irreparabili e non sembra esserci alcun programma. La serie D è stata persa. Una prima volta, sul campo, dopo i balordi play -out con la Palmese per non essere riusciti ad ottenere un solo punto in più nella stagione regolare. Una seconda volta-e questa è storia recentissima - per la mancata presentazione dell'istanza di ripescaggio in D per le pretese (anche se qui le versioni non combaciano) avanzate da qualche dirigente particolarmente «attaccato» alla poltrona.
Ma, adesso, a Capo Boeo, dopo tutti i «teatrini» dell' ultimo mese, bisogna pensare al futuro, guardare avanti per salvare il salvabile e non far morire nuovamente il calcio a Marsala, come avvenne nella maledetta estate del 2000 ai tempi di Patrice Evrà, di Gazzoli, Accardi, Picconi, Ingrosso, Cozzi e tanti altri.
Allora il Marsala (appena retrocesso in C2 e presieduto da Leo Mannone) venne raggirato dalla camorra dei casalesi che doveva soltanto intascare, come hanno poi accertato le inchieste giudiziarie, attraverso un semplice preliminare d'acquisto, un' ingente somma di denaro proveniente dall'Ungheria attraverso una società fittizia che avrebbe dovuto rilevare la società e che poi tentò un' operazione simile anche con la Lazio.
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