Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il giro del mondo in solitario: l’impresa
di Matteo Miceli ai confini del mare

Si chiama Roma Ocean World il progetto di Miceli, portacolori dello Yacht Club Favignana, salpato su un Class40 da Civitavecchia il 19 ottobre e ora nell'Oceano Indiano

PALERMO. Matteo è grande, grosso ed è un grande marinaio. Ha attraversato da solo l'Atlantico con un catamarano a vela di 6 metri senza una cabina dove ripararsi. Matteo è tosto. Ma poco prima di Natale gli è morta La Bionda, una delle due galline (l'altra si chiama La Mora) che l'accompagnano nel suo giro del mondo in solitario in barca a vela e Matteo ha pianto: «È stato come perdere un cane o un gatto».

Roma Ocean World si chiama il progetto di Matteo Miceli, romano, 44 anni, portacolori dello Yacht Club Favignana, che ora si trova tra l'Africa e l'Australia, nell'Oceano Indiano. La sua triplice sfida è cominciata il 19 ottobre dal porto di Riva di Traiano, vicino a Civitavecchia: compiere il giro del mondo in solitario senza combustibili fossili affidandosi all'energia del sole e del vento, farlo in autonomia alimentare, da qui le due galline per le uova e due orti per coltivare germogli, e per finire, fare il primo "giro" partendo dal Mediterraneo con una barca di 12 metri, un Class40. Ma non solo, grazie alla collaborazione con l'Università della Sapienza di Roma e all'ingegner Paolo de Girolamo, nel suo viaggio la barca di Miceli, Eco40 il suo nome, sarà una stazione meteo navigante che permetterà di rilevare tutti i parametri del tempo e del mare: altezza delle onde, temperatura dell'acqua, correnti, forza del vento. Quello che non può segnalare sono i relitti che galleggiano anche nelle sperdute acque dei 40 Ruggenti. «La vigilia di Natale il vento era salito velocemente - racconta Miceli -. 30 nodi, 35, poi 40. Mi sono svegliato con 50 nodi e la barca che non andava». Un rapido controllo e nella scia della barca si allungavano i capi di un grosso cavo di nylon che si è messo attorno alla chiglia. Un po' di manovre da bordo e Matteo riesce a tagliare il cavo.

Ma non è finita. «È successo domenica 28. Era un po' che sentivo strani rumori sotto la barca. Così ho preso la telecamerina stagna e ho guardato che succedeva». Ed ecco la scoperta: un tubo di gomma attorcigliato attorno a chiglia, elica e timoni. Questa volta tagliare è impossibile. «L'acqua era a 6 gradi e il vento era calato. Ho chiuso le vele, fissato i timoni, mi sono legato con una cima e mi sono tuffato!». Tolto il "serpentone" Matteo Miceli ha ripreso la sua navigazione verso Est e il suo Capodanno.

LA VERSIONE INTEGRALE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA

Tag:

Persone:

Caricamento commenti

Commenta la notizia