TRAPANI. Il dubbio è sciolto: era un brodino quello sorbito dalla Pallacanestro Trapani ad Agrigento. Non lo dice tanto il risultato finale del match contro Forlì di sabato sera (nella concitazione finale, poteva pure scapparci la vittoria), ma ciò che i granata hanno prodotto in quei 40'. A cominciare dal primo quarto: com'è possibile che una squadra che dovrebbe entrare in campo affamata e vogliosa di riscatto davanti al proprio pubblico, prenda 28 punti in 10', seppur al cospetto del talento immenso di Forlì? La partita, in seguito, è stata ripresa, fino al vantaggino del 28' (+3) subito disperso, e al colpo di coda degli ultimi 2', quando tutto sembrava perduto (-6) e Baldassarre a tirar fuori dalla fossa i suoi, e poi gli ultimi scriteriati attacchi. Insomma, le ragioni della sconfitta si leggono nel 16/31 da tre punti concesso a Forlì (anche Trieste s'era divertita molto), in una difesa che, al di là degli accoppiamenti nella marcatura a uomo o nell'efficacia della zona, non morde. E in attacco, non per volersi accanire contro Bray ed Evans, il discorso resta sempre lo stesso: gli americani si prendono perché devono fornire il cosiddetto «valore aggiunto». E allora la guardia tiratrice deve far canestro (benissimo se fa anche altro, non scordandosi però l'adempimento alla funzione primaria), mentre Evans è ormai l'esempio di scuola del giocatore non integrato. ALTRE NOTIZIE NELL'EDIZIONE DI TRAPANI DEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA