Il pericoloso granchio blu ha invaso lo Stagnone di Marsala: la lotta passa anche dalla pesca, viene usato per zuppe e sughi
Ci mancava solo la proliferazione del «granchio blu» nell’elenco dei vari problemi (fondali sempre più bassi, scarsa circolazione e ossigenazione delle acque, sempre più intense attività e presenza dell’uomo, abbandono rifiuti) che da tempo angustiano la Riserva naturale orientata Isole dello Stagnone, a Marsala. A farne le spese, una decina di giorni fa, è stata anche una bambina, che mentre era in mare è stata «pizzicata» da una delle sue taglienti chele. Per medicare la ferita, al pronto soccorso dell’ospedale Paolo Borsellino, i sanitari le hanno dovuto applicare otto punti di sutura. Un bagnante avrebbe riferito, inoltre, di aver visto qualche esemplare attaccare addirittura gli uccelli che cercavano ristoro in acqua. Ciò a testimonianza della pericolosità di questo crostaceo (nome scientifico Callinectes sapidus), comune nelle coste atlantiche dell’America del Sud, arrivato anche nelle placide acque salate della laguna di fronte alla costa settentrionale marsalese, da sempre luogo di relax per migliaia di bagnanti amanti della natura e amanti della tranquillità. Tutto il contrario delle affollate, e spesso caotiche, spiagge del versante sud marsalese, in prossimità delle quali, nell’ultimo mezzo secolo, in tanti hanno costruito le loro residenze estive, cementificando l’intera costa. A sconvolgere il versante nord è, invece, questo crostaceo di grosse dimensioni, dalle caratteristiche chele color blu, una specie aliena, arrivata nello Stagnone e nel Mediterraneo forse a causa dei cambiamenti climatici o magari nascosto nelle stive di qualche grossa nave container. Fatto sta che da due anni, ormai, il granchio blu prolifera anche nello Stagnone di Marsala. Ogni femmina, infatti, può produrre fino a due milioni di uova. Ed inoltre è voracissimo. È ghiotto soprattutto di uova di pesce e vongole, che riesce ad aprire in meno di un minuto. Tra i vari modi per contrastarlo, la tavola. Nel senso che viene pescato per essere cucinato e mangiato. «Da mesi – dice Sebastiano Rizzo, titolare a Porticella di una nota attività per la vendita di prodotti ittici – il granchio blu spopola anche sulle tavole dei marsalesi. Ha, infatti, un sapore molto dolce, simile all’aragosta, e viene utilizzato sia per fare le zuppe, che il sugo con le busiate». E pare che se ne venda molto. Anche per questo in tanti si sono attrezzati per pescarlo. Soprattutto nella zona di San Teodoro si vedono decine di persone che, con retino e qualche esca (zampe di gallina, dicono gli esperti, o sarde), si dilettano a pescare il granchio blu. Qualche pescatore abusivo lo vende a dieci euro al chilo e non mancano i siti che consigliano diverse ricette. «C’è una coppia – riferisce Sebastiano Rizzo – che arriva a pescarne tra i 13 e i 14 chili al giorno». Per i mari italiani, non soltanto per lo Stagnone, il granchio blu costituisce, intanto, una vera e propria emergenza. Non è un caso che il Consiglio dei ministri abbia recentemente stanziato 2,9 milioni di euro per la lotta a questo crostaceo. Il ministro dell’Agricoltura individuerà «le aree geografiche colpite dall’emergenza, i beneficiari e le modalità di presentazione delle domande». Sono diverse le soluzioni allo studio per cercare di limitarne la presenza. A partire dalla creazione di una vera e propria filiera, e quindi dalla pesca alla trasformazione in mangimi, fino al consumo nelle tavole dei ristoranti. Tra le ipotesi al vaglio anche una lotta biologica.