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Il sale come si raccoglieva una volta a Trapani, l'oro bianco affascina i turisti

TRAPANI. L’antico «oro bianco» è tornato a splendere, mostrando più che mai tutto il proprio orgoglio, alla vista dei numerosi visitatori che lo hanno ammirato e avranno la possibilità di farlo anche oggi dalle 16 alle 20, di scena il "cuordisale week 2017"  in programma a Salinagrande, nella salina, posta tra Nubia e Marausa, che porta lo stesso nome della frazione trapanese. Un appuntamento realizzato da giovedì fino a oggi, per rivivere l'antica tradizione del sale, accompagnata da canti che una volta scandivano i ritmi del lavoro, offrendo la possibilità di contare la quantità di sale raccolta. L’idea è di Stefano Terranova, proprietario della salina, il quale vive sul posto, in un antico baglio a stretto contatto con qualcosa che per lui rappresenta una grande passione di famiglia.

«Mio padre si chiamava Vito, mio nonno Stefano, il mio bisnonno Vito. C’è questa alternanza di Vito e Stefano che parte da inizio 1900. Anticamente nonno e bisnonno commercializzavano il prodotto. Il sale marino dei trapanesi era il sale Terranova che loro compravano dalle varie saline: lo insacchettavano e lo vendevano. Nel 1965 mio padre, dopo un devastante allagamento, acquistò due saline «alluvionate», la Salinagrande e la Galia Teresina che si trova nel cuore delle saline sulla via Libica.

Le ha rimesse a posto togliendole dal fango e le ha riportate in funzione. Dal 1966 ininterrottamente estraiamo il nostro sale e lo esportiamo in tutto il mondo. Io sono nato qui. Mia madre non andò in ospedale ma fu un ostetrica che, il 22 agosto del 1972, la fece partorire. Forse è anche tutto ciò che mi lega a questo luogo. Prima venivo qui a villeggiare con i genitori. Poi all’età di 18 anni decisi di venirci ad abitare da solo. Non riesco a starci lontano».

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