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Castelvetrano, pronto il piano per salvare la diga Trinità

Scelto il consulente, previsti tre step. Sarà evitato il commissariamento ministeriale

La diga Trinità

Un ingegnere di livello che ha già lavorato in Sicilia, professore dell’università Sapienza e tra i massimi conoscitori della materia: è il profilo del nuovo consulente nominato in queste ore dalla Protezione civile siciliana per salvare la diga Trinità dalla chiusura, ventilata lo scorso mese dal ministero delle Infrastrutture a causa delle criticità statiche dell’invaso con un aut aut lanciato al Dipartimento regionale Acqua e rifiuti (Dar), in cui, nell’attesa di una soluzione tra la fine dei problemi di tenuta o il radicale game over dell’impianto, Roma aveva chiesto di sversarne il contenuto a mare al ritmo di oltre 100 mila metri cubi di acqua al giorno.

L’esperto accademico, il cui incarico è stato voluto dal presidente Schifani - anche per evitare il commissariamento ministeriale - e sottratto all’azione del Dar giudicata troppo lenta e farraginosa, ha già aperto il delicato dossier, fissando tre obiettivi: elaborare i dovuti calcoli per capire qual è la vera «patologia» del bacino di Castelvetrano e quanto fragile è il «malato»; ipotizzare un intervento a breve termine per rafforzare l’infrastruttura e alzare i limiti di riempimento - oggi fissati a 54 metri sul livello del mare – accumulando quanta più acqua possibile per la prossima stagione irrigua ed evitando lo svasamento assoluto; stilare un quadro di interventi per mettere al sicuro la vecchia diga una volta per sempre.

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