Un vertice per discutere del futuro dell’aeroporto Vincenzo Florio di Trapani. Lo ha chiesto al presidente della Regione Renato Schifani il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, facendosi interprete delle istanze del territorio legate alle ipotesi di accorpamento o comunque di fusione tra le società Airgest e Gesap, che gestiscono, rispettivamente, gli scali di Trapani e Palermo.
«Nel rispetto delle prerogative regionali - dice Tranchifa - riteniamo necessario che i Comuni ed il sistema socio-economico rappresentato possano dire la loro circa le strategie di sviluppo del sistema dei trasporti, a cominciare da quello aeroportuale, anche al fine di superare il gap della marginalità territoriale a maggior ragione fattore imprescindibile per la crescita e sviluppi dei flussi turistici».
Secondo Tranchida, «gli aeroporti Vincenzo Florio e Falcone-Borsellino possono aspirare a divenire una grande azienda della Sicilia occidentale, motore per lo sviluppo delle province di Trapani, Agrigento e Palermo, senza che il primo diventi una succursale del secondo e senza che il Falcone-Borsellino si accolli le deficienze economiche dello scalo trapanese» e, quindi, «è possibile immaginare un nuova aggregazione societaria, con un nuovo piano industriale, che sappia valorizzare entrambi gli scali e che sappia rendere un grande servizio a quei territori».
Il presidente attuale di Airgest, Salvatore Ombra, che verrà presto sostituito dal palermitano Vito Riggio, difende, intanto, l’operato del suo secondo mandato alla guida della partecipata regionale che gestisce Trapani Birgi. Un mandato iniziato nell’agosto di tre anni fa. «Il 2019 era per la società il peggiore esercizio degli ultimi 15 anni con 400 mila passeggeri totali transitati dallo scalo, ed una perdita di esercizio di 4,5 milioni che si sommava ai 5 dell’anno precedente», sottolinea, mentre la situazione che lascerà in mano all’ex presidente dell’Enac (l’ente che sovrintende all’aviazione civile nazionale) è di «sette rotte in continuità territoriale» e di un totale di quasi 900 mila passeggeri registrato a chiusura dello scorso anno (il primo post Covid, osserva) con una programmazione che, si dice certo, «nel 2023 ci consentirà di raggiungere il traguardo di 1,2 milioni di passeggeri», pur non nascondendo «le difficoltà strutturali dei piccoli scali che, tra l’altro, sono da sempre oggetto di analisi ed anche speculazioni».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia