Tornerà sotto processo con l'accusa di favoreggiamento reale con l'aggravante di avere favorito l'associazione mafiosa il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo. La Procura antimafia di Palermo ha evitato che divenisse definitiva la sentenza di assoluzione, pronunciata dal gup del Tribunale di Palermo lo scorso settembre, a conclusione del processo col rito abbreviato. Sentenza appellata dai pm della Dda, Gianluca De Leo e Francesca Dessì.
La vicenda è legata all'operazione antimafia effettuata dai carabinieri di Trapani e denominata “Cutrara”, che nel giugno del 2020 sfociò nell'arresto di 14 persone, 11 furono quelle denunciate e, tra gli indagati c'era anche il sindaco di Castellammare del Golfo Nicola Rizzo.
Rizzo è stato visto dai carabinieri mentre incontrava a casa del suocero il capo mafia di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, conosciuto anche come “Ciccio Tempesta”. È stato visto con lo scooter arrivare in quell'abitazione, lasciare il telefonino dentro il bauletto della moto, e qualche tempo dopo i militari dell'arma hanno visto uscire e andare via, prima Domingo e poi lo stesso Rizzo. Il sindaco, nell'immediatezza dell'esecuzione del blitz antimafia "Cutrara", sentito dai pm, ha raccontato di essersi infastidito una volta resosi conto che ad attenderlo c'era Domingo, che non sapeva nulla. Ma i pm non gli hanno mai creduto.
Le intercettazioni hanno svelato che quell'incontro sarebbe servito a Domingo per chiedere al sindaco di trovare un immobile dove sistemare una casa di riposo, "Comunità alloggio Madre Teresa", ufficialmente gestita dai fratelli Nicola e Lilla Di Bartolo.
Il gup ha assolto Rizzo per aver parlato a sua insaputa con un mafioso e non aveva prova del fatto che Domingo fosse il vero titolare della casa di riposo e che stesse agendo da mafioso.
Rizzo ha sostenuto che non è stato mai a conoscenza dell’interesse diretto di Domingo nella “Comunità alloggio Madre Teresa”, circostanza riconosciuta come fondata dal gup che lo ha assolto. I pm, però, hanno evidenziato che il reato si è compiuto già con la sola volontà di aiutare, poiché il sindaco si sarebbe interessato a trovare una soluzione rispetto alla richiesta ricevuta.
Ma c'è un altro particolare evidenziato nel ricorso contro l'assoluzione. Il sindaco Rizzo avrebbe saputo delle problematiche della "Comunità alloggio Madre Teresa", ma se ne sarebbe interessato solo dopo le sollecitazioni di Domingo. I magistrati De Leo e Dessì hanno colto una contraddizione nelle motivazioni scritte dal giudice per arrivare all'assoluzione. Da una parte si esclude un'azione condotta con la forza intimidatrice della mafia, dall'altra parte si riconosce l'esistenza della cosca di Cosa nostra a Castellammare, con tutta una serie di dinamiche, che hanno portato lo stesso giudice a pronunciare condanne nello stesso procedimento, che d'improvviso però per il gup si interrompono attorno alla vicenda che riguarda i rapporti tra Rizzo e Domingo.
"Rizzo - scrivono i pm antimafia - quando incontra così "riservatamente" Domingo (18 giugno 2019 ndr) aveva ben chiaro che gli si stava palesando innanzi la manifestazione tipica dell'esercizio del potere mafioso". Secondo i pm Rizzo avrebbe dovuto denunciare l'accaduto. E quell'incontro "lontano da occhi indiscreti" per i pm De Leo e Dessì non era altro che la prova di un interesse diretto di Domingo in quella casa di riposo per la quale avrebbe chiesto a Rizzo anche, pare, l'assegnazione di un bene confiscato, per lasciare quel condominio e avere una nuova struttura libera da altre convivenze.
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