I gravi disagi nell’erogazione idrica che continuano a registrarsi nei comuni della Sicilia occidentale in passato serviti dall’Eas (l’Ente acquedotti siciliani, in liquidazione dal 2004) sono stati evidenziati, oggi, dal sindaco di Partanna, Nicola Catania, nel corso di un incontro, a Palermo, all’assessorato regionale Acque e Rifiuti, con il direttore generale, ingegnere Calogero Foti. Alla base di questi problemi (nei giorni scorsi rappresentati anche al prefetto di Trapani da una delegazione di sindaci) c’è, spiega una nota del comune di Partanna, «l’assenza di un gestore di riferimento». E per questo, si chiede di «valutare una soluzione urgente e un gestore provvisorio nelle more del piano d’ambito provinciale e della sua piena funzionalità». All’incontro di oggi a Palermo è stato presente anche il commissario straordinario del Libero consorzio di Trapani (ex Provincia), Raimondo Cerami. In provincia di Trapani i comuni dell’Ati idrico, un tempo serviti dall’Eas, sono 17. Oltre a Partanna, Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Gibellina, Castelvetrano, Paceco, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, San Vito lo Capo, Valderice, Vita e le Isole Egadi. «E’ stato più volte chiesto alla Regione - continua la nota del comune di Partanna - di intervenire per risolvere la questione della vacatio legislativa sulla gestione delle reti idriche. L’Ati ha stabilito che la Regione deve provvedere a individuare il gestore unico momentaneo per il sistema idrico integrato in prosecuzione alla gestione ex Eas, nel rispetto delle sentenze della Corte Costituzionale e del Tar; l’assemblea non ha accolto la proposta del governo regionale che aveva chiesto di autorizzare Siciliacque spa ad essere temporaneamente gestore unico, per i prossimi tre anni, creando ulteriori difficoltà». Dice Catania: «Oggi abbiamo ipotizzato delle soluzioni immediate la cui attuabilità verrà affrontata nella riunione di martedì dai vari dipartimenti interessati. Occorrono soluzioni nell’interesse dei cittadini e non è più accettabile il limbo in cui continua a trovarsi la gestione del sistema idrico integrato».