CASTELVETRANO. Dopo oltre cinque ore di dibattito sembra essere stata fatta chiarezza sui nuovi equilibri in seno al consiglio comunale di Castelvetrano. Il sindaco Felice Errante non le ha mandate a dire e ha rimbalzato al mittente le pesanti accuse di trasformismo e di tradimento del patto con gli elettori che gli erano state formulate dagli esponenti del Partito democratico e dai consiglieri dell’area Pompeo, a seguito dell’azzeramento della Giunta e di quella che il sindaco definisce «successiva invasione dei troppi comunicati stampa». L’ingresso in maggioranza, seppur senza alcuna visibilità assessoriale dei sette consiglieri vicini all’onorevole Giovanni Lo Sciuto che, da un anno aveva fatto il suo ingresso nello stesso partito del sindaco, cioè il Nuovo centrodestra (Ncd) di Angelino Alfano, non è andata giù, al Pd che aveva appoggiato l’attuale sindaco e ai movimenti guidati da Gianni Pompeo. Il sindaco Errante ha parlato invece di progetti alternativi per le amministrative del 2017 che questi partiti che facevano parte di quel tavolo del 2012 che portò alla sua elezione, hanno messo in campo in questi mesi un po’ di belligeranza. «Incomprensibile - dice Errante - la scelta del Pd che a Castelvetrano ha posto un diktat contro Lo Sciuto, mentre a Salemi, Campobello e Marsala, risulta essere alleato con l’onorevole e a Castelvetrano questo non può avvenire». A Pompeo, che lo accusa di aver fatto delle operazioni scorrette, Errante ha replicato ricordando che nel 2001 ad esempio fu lo stesso Pompeo, appena eletto sindaco, ad aprire all’opposizione con l’elezione di Calogero Martire e con la nomina di Elio Cavarretta a vice-sindaco, entrambi uomini vicini a Centonze, suo avversario in campagna elettorale. ALTRE NOTIZIE NEL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA