RAMALLAH. Portare i sapori e la tradizione culinaria italiana - in particolare quella siciliana - in Palestina: questa è la sfida di «Mediterraneo», il primo ristorante «tutto italiano» di Ramallah nei Territori Occupati palestinesi, che aprirà dopodomani. Il nome del ristorante prende ispirazione dall'omonimo film - vincitore del premio Oscar nel 1991 - di Gabriele Salvadores. Si propone di far conoscere la cucina mediterranea italiana ai cittadini palestinesi. «Sono qui in missione - ha detto all'ANSA lo chef del ristorante, originario di Mazara del Vallo, Angelo Bruno - e la missione è di portare la cucina mediterranea siciliana in Cisgiordania e insegnare ai giovani palestinesi appassionati di cucina la nostra millenaria tradizione culinaria».
L'unica difficoltà per il ristorante sembra essere quella di reperire le materie prime: «Purtroppo - ha spiegato lo chef - è difficile trovare gli ingredienti necessari alla nostra cucina qui a Ramallah. E anche in Israele si fatica a recuperare i prodotti che ci servono e ciò che si trova ha prezzi proibitivi». Per superare il problema, i gestori hanno intenzione, con l'aiuto del patriarcato, di chiedere ai pellegrini che si recano in Terra Santa di portare prodotti tipici italiani in modo da «creare una catena umana immaginaria tra l'Italia e la Palestina». Allestito all'interno del cortile della parrocchia della Santa Famiglia a Ramallah, Mediterraneo è il frutto dello sforzo della curia di Ramallah e di Betlemme. Oltre a essere finanziata delle istituzioni religiose deve la sua creazione alla Confartigianato. L'associazione degli artigiani italiani metterà inoltre a disposizione dei giovani palestinesi corsi di formazione professionale condotti da operatori del settore turistico, alberghiero e della ristorazione italiana, al fine di promuovere nuove opportunità di lavoro in un settore ancora agli albori nei territori. Come ospite d'onore all'inaugurazione di ieri sera non poteva mancare Giuseppe Cederna, uno dei protagonisti del film di Salvatores, che ha letto alcune poesie del poeta greco Costantino Kavafis davanti a moltissimi rappresentanti della comunità italiana di Ramallah e Gerusalemme e ai membri del clero della città palestinese.