Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Allarme Blue tongue, la malattia arriva nel Trapanese e i focolai nell'Isola salgono a 75

La Sicilia si ritrova adesso al quinto posto in Italia per maggior numero di zone infettate

Vacanza alternativa, 2 giorni in quota con pecore e pastori

Da una parte, le temperature che si mantengono sopra la media stagionale, dall’altra, il «moscerino killer», l’untore che, tenuto sveglio dalla colonnina di mercurio, va girando da un allevamento all’altro. Ed ecco la conseguenza: nonostante l’autunno inoltrato, nell’Isola continua a suonare l’allerta Blue tongue, la febbre catarrale animale trasmessa dalla puntura di insetti del genere Culicoides, soprattutto fra le pecore ma anche su capre e bovini: una malattia virale che al di qua dello Stretto, nell’ultimo mese, ha registrato una brusca accelerazione, passando da 42 a 75 focolai, la maggior parte dei quali (72) confermati, con l’ultimo caso rilevato a Trapani a fine ottobre, il secondo dell’anno sul versante orientale della Sicilia dopo quello individuato nel Palermitano, a Castelbuono, mentre continua l’escalation nella parte centro-orientale, in particolare tra le province di Catania, Siracusa e, da qualche giorno, anche nel Ragusano. Così, secondo i dati aggiornati ieri dal Bollettino epidemiologico nazionale veterinario, la Sicilia si ritrova adesso al quinto posto in Italia per maggior numero di zone infettate, dopo la martoriata Sardegna (dove si contano ben 3.455 focolai), il Piemonte, la Lombardia e la Calabria.

Il guaio è che, un po’ come tutti gli altri virus, anche questo ha le sue varianti e il ceppo più in circolazione nell’Isola è il famigerato sierotipo 8, particolarmente aggressivo. Difatti, la malattia è caratterizzata da elevata morbilità è mortalità (25%) nella specie ovina: gli animali colpiti manifestano febbre, sintomatologia respiratoria acuta, zoppìe, senza escludere la possibilità di aborti, mentre anche nella specie bovina si evidenzia, per la prima volta, elevata morbilità con sintomatologia analoga a quella descritta per le pecore. Alla patologia si associano consistenti perdite economiche sia in termini di diminuzione degli incrementi ponderali sia in termini di cali della produzione lattea, oltre agli adempimenti e ai costi per lo smaltimento degli animali deceduti, che in tutto il Paese ammontano, finora, a circa cinquemila unità.

Lo strumento di lotta privilegiato è la vaccinazione, ma il costo del siero, al momento, è a carico del singolo allevatore, e non sono previsti indennizzi per gli animali deceduti o abbattuti, dato che la Blue tongue non figura tra le malattie per le quali è applicabile la legge sui Piani di eradicazione e sorveglianza delle malattie animali, ed eventuali ristori e forme di contribuzione sono dunque a carico delle autorità locali. Per questo, Forza Italia, con un’interrogazione all’Ars presentata da Riccardo Gennuso, ha già chiesto alla Regione di «mettere in campo azioni concrete per sostenere le imprese» colpite dalla febbre catarrale, mentre il Comune di Ragusa sta per avviare una serie di consultazioni con gli allevatori, con le organizzazioni di categoria, con l’ordine dei veterinari e con l’Istituto zooprofilattico al fine di definire un pacchetto di richieste» da inviare alla Regione.

 

Digital Edition
Dal Giornale di Sicilia in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Caricamento commenti

Commenta la notizia