Il clima che cambia: la vendemmia in Sicilia parte già a luglio, il caldo ha accelerato i tempi
Non si era mai vendemmiato così in presto in Italia. La raccolta dell’uva ha preso il via in Sicilia con un anticipo di 10-15 giorni per effetto dei cambiamenti climatici e della siccità. «Il caldo e la mancanza di pioggia hanno accelerato la maturazione delle uve soprattutto al Sud», sottolinea la Coldiretti in occasione dell’avvio della raccolta dei primi grappoli di uve Chardonnay a Contessa Entellina, in provincia di Palermo. «La vendemmia 2024 è probabilmente quella con le maggiori incognite degli ultimi anni - rileva Coldiretti - e il forte anticipo "spalmerà" le operazioni di raccolta nell’arco di quattro mesi, caso praticamente unico in Europa e legato alla grande biodiversità che caratterizza il Vigneto Italia che annovera 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi. Si parte tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay per concludersi a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale. Un percorso che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone». Nei giorni già la Cia aveva parlato di un’annata in chiaroscuro, graziata dalla peronospora, ma fortemente condizionata dalla siccità e dalle difficoltà - in alcune zone - nella distribuzione di acqua per l’irrigazione dei vigneti. Secondo le previsioni della Cia Sicilia Occidentale, se in gran parte delle province di Palermo e Trapani si va verso una vendemmia di qualità, con uve sane, alcune aree sono invece in fortissima difficoltà e segnalano perdite che vanno dal 50 al 70 per cento. È il caso dei circa 5.000 ettari di terreni dell'areale mazarese servito dalla diga Trinità, dove in queste settimane è stata garantita solo l’irrigazione di soccorso. «Dopo il 2023 funestato dal massiccio attacco della peronospora – dichiara Camillo Pugliesi, presidente della Cia agricoltori Sicilia occidentale -, in generale, registriamo e stimiamo quantitativi in lieve riduzione e una buona qualità. Le conseguenze della siccità, in diverse zone, sono state superate, in parte, anche dalla presenza dei laghetti privati, con le limitate riserve idriche che con fatica si è riusciti ad accumulare. Ma dobbiamo anche registrare le gravi perdite che accuseranno i terreni che dipendono dalla diga Trinità. Un invaso che può essere utilizzato solo parzialmente per i noti problemi che ormai lo accompagnano da anni e che non sembrano di semplice soluzione. Dalle sue acque dipendono centinaia di aziende che ora devono essere sostenute».