ERICE. Il Comune di Erice pretende oltre 620 mila euro dall’Eas, l’Ente in liquidazione degli Acquedotti siciliani e, per riscuotere l’ingente somma, ha deciso di ricorrere al decreto ingiuntivo. “L'acqua è vita, ma quando manca è malavita” è lo slogan che ha coniato anni fa il sindaco Giacomo Tranchida che all'Ente Acquedotti contesta “la beffa, oltre al danno” a causa delle anticipazioni per diversi milioni di euro da parte del Comune per interventi sostitutivi finalizzati ad assicurare l'acqua nelle case dei cittadini e ad evitare pericoli alla sicurezza stradale. «L'Eas trattiene anche i canoni fognari e depurativi pagati dai cittadini e destinati al Comune per il reinvestimento nel settore».
Secondo i calcoli effettuati dagli Uffici municipali, l’Eas deve versare al Comune di Erice circa 624 mila euro a titolo di canoni fognari e depurativi incassati dai cittadini che hanno pagato le bollette, “ma che non ha mai riversato alle casse comunali come previsto dalla legge”, ribadisce Tranchida facendo riferimento a quanto già stabilito dal Tribunale di Trapani che ha accolto la richiesta di emissione di un primo decreto ingiuntivo avanzata dal Comune di Erice tramite il suo legale, avvocato Vincenzo Maltese.
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