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Trapani, la Cgil lancia l'allarme: è crisi nera per il marmo

TRAPANI. Calo delle imprese e della produttività, licenziamenti, carenza di controlli e di sicurezza nelle cave del marmo e nelle segherie.

E' un quadro a tinte fosche quello che viene tacciato dalla Fillea Cgil provinciale per quanto riguarda il settore lapideo, in presa ad una crisi nera. Ed il sindacato, per rafforzare la sua tesi, nell' analisi parte subito dai posti di lavoro, calati di circa il 15% nel corso degli ultimi anni. "La forza lavoro, che nel territorio conta circa 2000 addetti - affermano dal sindacato -, si è ridotta del 15 per cento. Sono, infatti, complessivamente oltre 300 i lavoratori per cui le aziende hanno aperto, in questi ultimi anni, le procedure di licenziamento". E ad aggravare il quadro, poi, anche la chiusura di decine di imprese, la crisi legata alla contrazione delle esportazioni e l' ingente quantità di "perlato" invenduto e, dunque, in giacenza all' interno degli stabilimenti.

"Il settore - dice il segretario della Fillea Cgil di Trapani Enzo Palmeri - è, oggi, fortemente penalizzato. Le aziende non riescono a collocare il materiale sul mercato. Anche la concorrenza della Turchia, che immette sul mercato un prodotto di qualità e di prezzo inferiori sta avendo delle ripercussioni sul marmo made in Custonaci. Il rischio è, inoltre, quello che i compratori arabi approfittino dei magazzini pieni per acquistare il prodotto a una cifra inferiore, deprezzando così il pregiato marmo locale".
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