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C’è la crisi, meglio «rottamare» i pescherecci

Oltre il danno la beffa per il «Daniela L», per ottenere i finanziamenti avrebbe dovuto «lavorare» altri 75 giorni. Ma il motopesca è ancora in mano ai libici

MAZARA DEL VALLO. Verranno demoliti a breve, a causa della crisi del settore ittico, venti pescherecci d’altura della marineria mazarese. La causa è da ricercare nel caro gasolio, nei costi per l’armamento e nell’impossibilità di andare a pescare in acque internazionali. E se per gli armatori la dismissione delle barche può rappresentare una boccata di ossigeno e un «modo» per saldare i debiti con le banche, per i marittimi sarà invece una «tragedia». I pescatori si troveranno, dall’oggi al domani, senza lavoro e con possibilità di reimpiego pressoché nulle. Se si pensa che un peschereccio ha un equipaggio di 7-8 persone a bordo e cinque nell’indotto che gira attorno al settore ittico (officine, cantieri navali, servizi, catena del freddo e industria di trasformazione e commercializzazione del pescato) la situazione appare drammatica. Anche per queste difficoltà la flotta peschereccia si è ridotta negli ultimi dieci anni da 300 a 70 unità. E nel giro di sei anni si sono persi oltre 1500 posti di lavoro.

Dall’ultima tornata di finanziamenti e incentivi per le demolizioni è stato escluso il motopesca «Daniela L», confiscato in Libia, di proprietà dei fratelli Cosimo e Vincenzo Lo Nigro. Sul caso è intervenuto Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto della Pesca, nel corso di un incontro avvenuto venerdì pomeriggio, nella sede dell’associazione «Marauzak» presieduta da Elena Buscarino a Marausa.

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