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Aziende confiscate perdono clienti, a rischio l’economia libera e pulita

I sequestri di beni dissuadono da eventuali acquisti danneggiando il sistema legale a vantaggio di quello controllato dalla criminalità

TRAPANI. Nel Trapanese, ogni qualvolta la magistratura sequestra un bene aziendale, la clientela fugge via e si rivolge altrove. Quasi come se fosse una (cattiva) regola. E così è successo, in queste ultime settimane, anche con la gioielleria sequestrata nel centro storico di Trapani a Marcello Tumminia: i clienti, anche quelli abituali e affezionati, sono scomparsi. Come se i beni preziosi, adesso gestiti dall’amministratore giudiziario, non fossero più di pregio. Il fenomeno è diffusissimo e il primo campanello di allarme si è manifestato con il sequestro delle società che producono calcestruzzo. A Trapani, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta dal giudice Piero Grillo, nell’ultimo biennio, ha incrementato i provvedimenti di sequestro in maniera esponenziale. Ma lo “strano” comportamento dei clienti, purtroppo, rischia danneggiare l’economia legale a vantaggio di quella controllata dalla criminalità organizzata.
L’intera legislazione che regolamenta la gestione dei beni tolti alla mafia necessita di un’urgente riforma. A sostenerlo sono gli stessi addetti ai lavori.

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