
Avete qualcosa per cui vale la pena vivere? Avete qualcosa per cui vale la pena morire? Cercare risposte fa parte dell’uomo, ma sono le domande a dover essere poste solo conoscendo gli antefatti. “Antigone e i suoi fratelli” - che domani e domenica (16 e 17 agosto) sarà di scena alle 19.30 al Teatro Antico di Segesta – si pone delle domande sulle scelte di uno dei personaggi più controversi e importanti dei testi classici. Attingendo alle tragedie di Euripide e Sofocle, Gabriele Vacis spoglia Antigone del suo mantello da rivoluzionaria, e cerca le sue scelte anche attraverso gli altri personaggi, Creonte o la ragion di Stato, i fratelli e le lotte familiari. E si pone domande fondamentali “a cui costringono settant'anni di pace in Europa: c'è qualcosa per cui saremmo disposti a morire? E, di conseguenza: per cosa vale la pena vivere?”. In scena ritornano i giovani attori di PoEM (Potenziali Evocati Multimediali).
Ieri, intanto, due prime nazionali al Segesta Teatro Festival diretto da Claudio Collovà: è stato emozionante scoprire sia al tramonto che all’alba, Le Fenicie di Euripide, nei movimenti narrativi e impegnati di Balletto civile, la compagnia guidata da Monica Lucenti che è tornata dopo un anno a Segesta con una formazione under 35. La tragedia corale delle donne straniere, esempio di “marginalità”, non fa parte del passato, ma è fin troppo attuale. La danza della guerra infila le scene come figurine di un vaso greco: tutto il male si compie sotto gli occhi di tutti.
Altra prima nazionale è stata la presentazione, all’interno del Tempio Dorico, di “Celia”, nuovo progetto musicale di Maurizio Curcio, Valentina Migliore e Roberta Scacciaferro che hanno messo in musica le ottave del poeta cinquecentesco Antonio Veneziano. Un intreccio di strumenti acustici e moderne tecnologie musicali, già premiato dalla SIAE e dal Ministero. La narrazione sonora è affidata alle voci di Valentina Migliore e Roberta Scacciaferro.
Prossimi spettacoli: lunedì 18 e martedì 19 agosto, alle 19.30 al Teatro Antico, ancora teatro classico: I Cavalieri di Aristofane, in un adattamento e regia di Cinzia Maccagnano che sceglie un taglio surreale e una comicità marcata.
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