Mentre continua ad essere incandescente la situazione in Israele, nonostante la tregua per la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas, in quel che sembra sempre più delinearsi quasi come uno scontro tra civiltà, in Sicilia esiste un microcosmo considerato un modello di inclusione nel mondo. Parliamo della casbah di Mazara del Vallo, il luogo più arabo d’Italia, dove da tempo vige la pacifica convivenza tra Occidente e Oriente, tra cristianesimo e islamismo. Tra storie e leggende. Chi attraversa quel dedalo di vicoli dell’antico centro storico mazarese subisce la fascinazione di un percorso tra passato, presente e futuro, in uno dei posti più caratteristici ed emblematici del Mediterraneo, terra di incontro fra le culture greca, latina, araba ed ebraica. Passaggio di tantissimi popoli: Fenici, Greci, Romani, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Normanni, Angioini, Aragonesi, Borboni, in un continuo avvicendarsi, nei secoli, di usi e tradizioni che hanno mutato l’identità del territorio.
La casbah mazarese testimonia la convivenza tra diverse culture e religioni. È proprio questo luogo magico che è stato raccontato da Giovanni Franco e da Nicola Cristaldi nel libro Il Canto della Casbah, edizioni Libridine (172 pagine), in vendita nelle librerie e su internet. Il volume è stato anche presente alla Fiera internazionale del libro di Francoforte.
Con i testi e le immagini di Franco in una sezione e con un lungo racconto tra storia e cronaca di Cristaldi in un’altra. Due copertine in un solo volume. «Un reportage a tutto tondo, in quei vicoli dal sapore arabo, per ascoltarne i sussurri e i suoni e fotografare i volti di uomini, donne e ragazzi intenti a interpretare un antico copione, quello della vita», dice il giornalista Franco. Osserva Cristaldi, a lungo sindaco di questa città dirimpettaia delle coste africane: «Qui è nata la casbah che per secoli nessuno ha più chiamato con il suo nome, dato che per centinaia di anni è stata il centro della città, il cuore di una comunità cresciuta con lo spirito della solidarietà. Lì gli abitanti sono stati Arabi, ma anche Normanni, Francesi, Spagnoli».
A Mazara del Vallo «la preghiera cristiana e quella musulmana convivono. Da un lato le campane, a pochi metri di distanza la voce amplificata del muezzin che dall’alto del minareto modula con voce alta e possente, rivolgendosi ai quattro punti cardinali, la formula convenuta per richiamare i fedeli alle cinque preghiere stabilite dal Corano in cinque ore diverse del giorno».
«È questo un libro che inaugura la collana Reverso con immagini strepitose e inedite - dice Francesco Sferlazzo, direttore della casa editrice Libridine - che consegnerà alla memoria collettiva uno spaccato di una realtà senza tempo». Con le leggende che si fondono nella realtà narrate da Cristaldi che offrono la visione complessa di una «città di Fenici venuti dal mare, di Arabi senza terra, di popoli nutriti dalla storia. Città di miti e di illusioni, di musica e di silenzi nascosti. Città sazia di mistero e di futuro».
«Incamminandosi per queste strade, ricche anche di ceramiche installate a cielo aperto ci si imbatte nei cortili chiusi alla vista esterna, avvolti in una atmosfera ovattata e in lunghi percorsi che si intrecciano tra loro in un labirinto, nel quale si ascoltano con l’immaginazione, storie tra realtà e fantasia», sottolinea Giovanni Franco.
Il Canto della Casbah sarà presentato a Mazara del Vallo il prossimo 17 dicembre presso il nuovo spazio culturale ove un tempo sorgeva l’antico forno del mastro fornaio Martino D’Annibale, in via Garibaldi, l’antica via delle maestranze.
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