Tutto pronto per la VII edizione del Festival Dionisiache. Il parco archeologico di Segesta, diretto da Rossella Giglio, ospiterà, fino al 29 agosto, un calendario fitto di incontri sotto la direzione artistica di Nicasio Anzelmo. Il primo appuntamento è per giovedì 29 luglio alle 19.15 con Orfeo ed Euridice, spettacolo in prima nazionale di musica e prosa, concerto per voce lirica e voce recitante, tratto da Christoph Willibald Gluck, che vedrà sul palcoscenico l’attrice Viola Graziosi e l’Officina Barocca Siciliana Cordes et Ventensemble, diretta da Roberta Faja e con la regia di Graziano Piazza. Insieme a Viola Graziosi il soprano Martina Licari e i controtenori Giuseppe Montagno e Antonio Giovannini, che si alterneranno nelle due serate. Lo spettacolo andrà in replica allo stesso orario il 5 agosto. A seguire, alla collina del nuovo Antiquarium del Parco Archeologico, (dove si svolgeranno tutti gli appuntamenti del programma Progetto Segesta e Incontri con la Storia, sempre dalle 21.30), gli spettatori potranno partecipare all’incontro Le metamorfosi di Orfeo, la voce di Euridice. L’incontro verrà introdotto dalla dottoressa Rossella Giglio, direttore del Parco Archeologico di Segesta, e moderato dal professore Giusto Picone, coordinatore scientifico del progetto. Interverrà il professore Salvatore Tedesco, dell’Università degli Studi di Palermo. Orfeo ed Euridice è una delle perle dell'antichità classica. Orfeo era un poeta e musicista, figlio di Apollo, dio della musica, e di Calliope, musa del canto. Quando cantava gli uccelli si fermavano sulla sua testa ad ascoltarlo, i pesci uscivano fuori dall'acqua, gli alberi si avvicinavano e persino le montagne lo seguivano sul suo cammino. Orfeo cantava canzoni d'amore, innamorato della bellissima ninfa Euridice. Ma un giorno la ninfa, mentre sfuggiva al contadino Aristeo, invaghito di lei, calpestò un serpente velenoso e morì. Orfeo, afflitto per la morte dell'amata, decise di recarsi nell'aldilà, per riportare sulla terra Euridice con la forza del suo canto. Così intraprese una lunga discesa nell'Ade, lungo la quale riuscì a conquistare tutte le anime dei morti e dei loro implacabili guardiani. Giunto finalmente al cospetto di Ade e Persefone, sovrani del regno dei morti, implora loro di restituirgli Euridice. Riesce a convincerli alla sola condizione di non guardarla mai in faccia prima di essere entrambi alla luce del sole. Inizia allora la salita di Orfeo seguito da Euridice e da Ermes, il controllore. A più riprese lo assale il dubbio che l'amata lo stia seguendo e tende l'orecchio per udirne i passi, ma poi si ricorda la promessa fatta e non si gira. All'improvviso però è lei a chiamarlo con voce suadente: "sono forse diventata così brutta che non mi vuoi guardare?". Lui resiste, e lei insiste, gli chiede un bacio e lui resiste. Poi finalmente sente la luce del sole scaldargli il volto, sente di aver varcato la soglia del mondo dei vivi e si gira a guardarla. Ma lei era rimasta qualche passo indietro, non aveva ancora varcato la soglia, così muore per la seconda volta, o meglio torna alla morte. Perché chi ha conosciuto il buio degli Inferi non può più amare la vita. E infatti, nella rilettura del mito di Claudio Magris, Euridice spiega la necessità del suo ritorno nella fosca caligine.