"Il ritrovamento di eccezionali reperti rinvenuti nell'Isola di Mozia durante la campagna di scavi condotta dall'Università di Palermo che si è appena conclusa, apre scenari nuovi sulla datazione della presenza di forme di civiltà precedentemente all'insediamento fenicio". Lo afferma una nota dell'assessorato regionale ai Beni Culturali.
"Durante uno dei sondaggi praticati dall'equipe guidata dal professore Aurelio Burgio dell'Università di Palermo in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani e con l'ospitalità della Fondazione Whitaker, è stato scoperto, infatti, un contesto archeologico che risalirebbe all'Antica Età del Bronzo, ovvero al 1600 a.C. circa", prosegue la nota. Le ricerche sull'Isola dello Stagnone, riprese quest'anno dopo una lunga pausa durata quattro anni, hanno coinvolto un team internazionale di studiosi e archeologi sotto la direzione, sul campo, di Paola Sconzo che ha proseguito le tradizionali indagini nella necropoli arcaica, un ampio cimitero a cremazione utilizzato dai primi coloni fenici sull'isola di Mozia. Gli scavi sono stati affiancati da un lavoro condotto da Jason Herrmann del Penn Museum di Philadelphia.
"La scoperta - afferma il professore Aurelio Burgio - assume particolare valore perché testimonia la vitalità e il ruolo di Mozia lungo le rotte mediterranee in un'epoca di molti secoli antecedente alla fondazione della colonia fenicia, gettando nuova luce sulla diffusione degli orizzonti culturali preistorici siciliani anche in questo estremo lembo occidentale dell'isola, al crocevia dei traffici tra il Tirreno e il Canale di Sicilia". "La ripresa degli scavi a Mozia e gli eccezionali ritrovamenti effettuati - sottolinea l'Assessore dei Beni culturali e dell'Identità siciliana, Alberto Samonà - ci rafforzano nella consapevolezza di aver fatto una scelta giusta, promuovendo il rilancio in grande dell'archeologia in Sicilia".
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