Per l’ultimo appuntamento della stagione 2020 delle Dionisiache, festival nazionale di teatro e musica con la direzione artistica di Nicasio Anzelmo, il teatro Antico di Segesta accoglierà, il 28, 29 e 30 agosto dalle 19.45, la lettura scenica Le Troiane - Il soffio degli dèi liberamente tratta dalla tragedia di Lucio Anneo Seneca.
Lo spettacolo, una produzione teatro della Città - centro di produzione teatrale Artelè, vede in scena Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Silvia Siravo, Barbara Giordano, Massimo Reale.
Lucio Anneo Seneca racconta che dopo la caduta della città di Troia, vinta dai Greci condotti da Agamennone, le donne della città vengono assegnate tramite sorteggio agli alti ranghi dell'esercito dei vincitori.
Al dolore di Ecuba e Andromaca per la caduta di Troia e per il triste destino di deportazione in Grecia si aggiunge, annunciata da Elena, la drammatica richiesta di un doppio sacrificio umano: l'uccisione di Polissena, ultime delle figlie del re di Troia, e quella del figlio di Andromaca e Ettore: Astianatte.
Soltanto il massacro dei due bambini consentirà alla flotta greca di avere venti favorevoli al ritorno in patria.
La lettura scenica di una tragedia come Le Troiane rappresenta per gli interpreti un’intrigante sfida attoriale e una possibilità: restituire con la sola voce dell'attore i drammi, i conflitti e le emozioni che il teatro ci ha abituato a vedere “agiti” sul palcoscenico.
Lo spazio teatrale, che è allo stesso tempo arena e strumento espressivo, trova nelle scenografie, nei costumi e nell’azione potenti alleati al servizio della fruibilità del testo e questa lettura - Il soffio degli dèì - vuole essere un'azione di prepotente ritorno alla radice stessa del materiale tragico: la parola e il suo potere di esprimere il dolore assoluto di quel mondo femminile, violentato e deportato dopo la caduta della città di Troia.
Nella lettura scenica saranno soltanto i rumori d'ambiente, il porto dal quale la flotta greca attende impaziente di poter tornare in patria dopo dieci anni di guerra, a sostenere lo svolgersi degli avvenimenti, come un’eco del tempo più che realtà oggettivamente presente.
Il tentativo di tornare alla parola, liberata dalle astuzie della teatralizzazione per restituire a chi ascolta il potere evocativo della composizione di Seneca, è possibile soltanto grazie al talento vocale e interpretativo degli attori presenti. La deportazione dei vinti, tema centrale della tragedia, risuona, per chi voglia ascoltarlo, inquietantemente familiare agli spettatori di oggi.
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