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Teatro Antico di Segesta, Lella Costa omaggia Franca Valeri: in scena La vedova Socrate

Domani alle 19.45 al teatro Antico di Segesta, La vedova Socrate. A pochi giorni dalla scomparsa di Franca Valeri, icona del teatro italiano, il festival Dionisiache diretto da Nicasio Anzelmo ne propone uno dei più celebri testi. Liberamente ispirato a La morte di Socrate di Dürrenmatt, il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato di Santippe, la moglie del filosofo, descritta come una delle donne più insopportabili dell’antichità. Sul palcoscenico Lella Costa diretta da Stefania Bonfadelli.

Un passaggio di testimone epocale: Lella Costa ha raccolto l'invito di Franca Valeri ad interpretare il testo da lei scritto ed interpretato la prima volta nel 2003. Un concentrato di ironia corrosiva e analisi sociale, rivendicazione disincantata e narrazione caustica.

“Patroni Griffi ha letto il testo di Durenmatt e mi ha detto se ne potevo trarre qualcosa. Mi incuriosiva l'idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica – aveva spiegato Franca Valeri -. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna intelligente che del marito vede anche tanti difetti. Nel testo di Durenmatt c'è poco di Santippe, per questo, per conoscerla meglio, ho preso delle informazioni su Socrate e ho letto i Dialoghi di Platone. Mi sono fatta l’idea di una donna forte che ha vissuto accanto a un uomo per noi straordinario, ma che per lei era semplicemente un marito e per giunta noioso. Nello spettacolo si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate come Aristofane e Alcibiade, una masnada di buoni a nulla a cominciare da Platone, il principale bersaglio polemico dello spettacolo. Lei non sopporta che abbia usurpato le idee del consorte anche se fu molto fedele nel riportarle. E così lo degrada a un semplice copista e si mette in testa di chiedergli pure i diritti d'autore. Anzi alla fine pensa di poter scrivere lei un dialogo: protagoniste però sarebbero le donne. Ed è infatti soprattutto alle donne che parla: neanche la vedovanza le toglie il diritto di emanare un giudizio onesto sul comportamento dei mariti, degli uomini in generale e anche di quelle donne che ingannano l'altro sesso. Non serve, dice, indagare sulla vera natura del proprio uomo, basta accettarlo così com'è da vivo e da morto; d'altronde, ‘la morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe’”.

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