L'embrione del museo a cielo aperto che sarebbe diventata Gibellina è in mostra alla galleria d'arte del Meeting, dove mercoledì pomeriggio è stata inaugurata l'esposizione dal titolo #FutureForms. Praticamente una rassegna delle varie fisionomie che la cittadina belicina, costruita dal nulla dopo che il terremoto del 1968 cancellò il paese vecchio, assunse per mano di alcuni dei più influenti artisti della seconda metà del Novecento, non soltanto italiani, ognuno dei quali contribuì a farne una città d'arte contemporanea. Ad essere per tutta l'estate visitabili, al piano superiore della caratteristica costruzione concepita da Pietro Consagra, sono infatti 15 maquettes originali, ovvero modelli in miniatura utilizzati per la progettazione di altrettante sculture ed edifici, gli stessi che tracciano lungo le strade gibellinesi un tour tra le suggestioni care ai grandi maestri che qui ebbero l'opportunità di esprimersi, grazie all'appello lanciato allora da Ludovico Corrao. E proprio nel giorno in cui ricorre l'anniversario della nascita del sindaco mecenate, nato il 26 giugno del 1927, scomparso poi all'età di 84 anni nel 2011, sono state aperte le porte della mostra, dopo che al cimitero monumentale di Gibellina Nuova è stata officiata una messa in suo ricordo. Una data altamente simbolica, dunque, che ha segnato già l'anno scorso l'inizio delle attività dell'associazione Mag, con lo svelamento dello spazio espositivo che in questi dodici mesi ha visto esposizioni di varia natura, dalla fotografia all'architettura, grazie all'impegno dei fondatori Francesco Scordato, Antonina Liuzza, Annamaria Mistretta e Daniele Pecorella, assieme alla direzione artistica di Filippo Pirrello. «Adesso abbiamo voluto riscoprire le funzioni d'uso originarie della struttura che ci ospita, i cui spazi sono più adatti alla scultura che ad altro, avviando pure le basi per un concorso dedicato ai giovani artisti», esordisce Francesco Scordato, che spiega la scelta di organizzare una mostra raccogliendo diversi plastici, di proprietà comunale, su cui ai tempi hanno lavorato artisti di caratura internazionale, cercando pure di fungere da ispirazione per le giovani generazioni. Si tratta di un campionario di sculture in nuce, alle quali viene aggiunto per l'occasione un lavoro di Marcello De Filippo, donato a quasi dieci anni della morte dal figlio Valerio al Comune di Gibellina, specificando di aver voluto interpretare la volontà del padre; "Futur blu" si chiama la creazione di De Filippo, dalle plurime forme geometriche ottenute con tubi di alluminio, sistemata ad inizio del percorso espositivo, andando ad aggiungersi all'altra opera che l'artista palermitano realizzò a Gibellina, "Grande area 85", anch'essa esempio delle sue tematiche cinetiste e costruttiviste. Quindi i visitatori possono proseguire questo giro virtuale tra i tesori di Gibellina avendo l'opportunità di vedere da vicino i bozzetti preparatori in scala ridotta, che coprono l'arco temporale a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio del Duemila, quale campione del materiale grezzo ma già fedele al risultato ottenuto in seguito, potendo cogliere ogni passaggio di quel processo artistico che è comunque figlio di idee ben nitide fin da subito. Così ci si imbatte prima di tutto nel modellino in acciaio del monumento forse più iconico dell'intero patrimonio gibellinese, ovvero quella "Stella d'ingresso al Belice" pensata da Pietro Consagra rifacendosi alle caratteristiche luminarie presenti nei paesi di quest'angolo di Sicilia durante le festività religiose. Altresì dello scultore mazarese è esposta la sagoma in legno del maestoso "Teatro", netta dimostrazione del concetto di città frontale, tuttora però incompiuto.