Ripercorrere i passi della coltivazione della vite e della produzione del vino a Mozia attraverso l'esame del Dna e analisi archeo-botaniche. Questo lo scopo di una ricerca dell’equipe scientifica della Missione archeologica a Mozia dell'Università Sapienza, in sinergia con la Soprintendenza di Trapani, la Fondazione G. Whitaker e Tasca d’Almerita. Le scoperte saranno presentate sabato alle 18,30 per il “Motya phoenician wine day”. Nell'occasione sarà anche inaugurato il nuovo percorso enologico-archeologico nelle aree di scavo dove sono stati ritrovati antichi vinaccioli di probabile origine fenicia. Lorenzo Nigro, a capo della campagna di scavi, racconterà dei primi Fenici a Mozia e del loro contributo alla prima viticoltura sull'isola: “Nelle ultime campagne di scavi con le nostre archeo-botaniche, abbiamo identificato numerosi vinaccioli negli strati più antichi della colonia fenicia. Lo studio di questi reperti e delle installazioni ad essi collegate oltre che dei contenitori del vino rivela il ruolo di questa bevanda nella società e nella cultura dei "Fenici d'Occidente". Giacomo Ansaldi enologo del Centro regionale vivaio “Federico Paulsen” racconterà la storia del vitigno più contemporaneo di Sicilia, il Grillo, l’ultimo nato nella nostra isola: “Mozia rappresenta la culla dove da 3 mila anni si raccontano le radici della vite. Dai fenici in poi, l’isola non ha più smesso la sua coltivazione. Qui nei primi del Novecento è stato impiantato probabilmente il primo nucleo del Grillo direttamente dai vivaio di Favara, dove è stato creato il vitigno siciliano più contemporaneo. Nell’isola scopriremo le piante più antiche ancora in produzione, che con i loro settant’anni sono un esempio interessante di adattamento della vite al luogo. Scopriremo insieme il profilo genetico del vitigno e la sua storia”.