POGGIOREALE. Nella città fantasma, non alla ricerca di spettri ma di chi, in carne ed ossa, fa in modo di mantenere viva la memoria. Così, invece che tratteggiare la solita, immobile, cartolina dai ruderi di Poggioreale, vale seguire quelle impronte ancora fresche trovate dai tanti - stimati in più di settemila l'anno - visitatori in cerca di suggestioni, tra le vie libere da ogni traffico di questo sito fermo alla notte del terremoto, il 15 gennaio 1968. Andiamo alla scoperta di un museo spontaneo, nato circa quattro anni fa senza bisogno di alcun vernissage ufficiale.
Perchè oltre il cancello sbarrato, facile comunque da aggirare a piedi passando poco più in giù, c'è chi dedica buona parte del suo tempo a portare avanti quella che sarebbe la manutenzione ordinaria di strade ed immobili.
Pulendo i tombini, curando il verde, puntellando ciò che è cadente. Chi settimana per settimana, armato solo di buona volontà e di una falce per districarsi tra la vegetazione che cresce selvaggia, raccoglie i cimeli dimenticati di una comunità che nel giro di poche gelide ore venne strappata alle sue tranquille consuetudini.
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