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Il marito di Maria Cristina Gallo: «Porteremo avanti la sua battaglia»

«Nessun ci ha chiesto scusa», denuncia il coniuge dell'insegnante morta dopo aver denunciato per prima lo scandalo dei ritardi nei referti istologici

«Cristina, il cui faro di tutta la vita è stato la giustizia, ci inchioda a una responsabilità. Dobbiamo portare avanti la sua battaglia. Abbiamo pagato un prezzo altissimo, ma dobbiamo andare avanti». Lo dice Giorgio Tranchida, il marito di Maria Cristina Gallo, l’insegnante che ha denunciato di aver atteso per 8 mesi la consegna di un referto medico e che è morta ieri a Mazara del Vallo per un cancro diagnosticato troppo tardi.

«La chiesa oggi era piena, c'erano persone che neppure conoscevo - ha detto - Avrei voluto abbracciarle tutte». Alla domanda se qualcuno abbia chiesto scusa alla sua famiglia per il ritardo con cui era stato consegnato l’esito dell’esame a cui era stata sottoposta durante un intervento di isterectomia, Tranchida ha risposto: «Nessuno, né dall’azienda sanitaria, né dalla politica ci ha chiesto scusa».

Dopo la denuncia della donna è stata aperta una inchiesta per omicidio colposo, lesioni colpose e omissione di atti d’ufficio a carico di 19 tra medici, infermieri e tecnici di laboratori dell’Asp di Trapani. Tra il 2024 e il 2025 sono stati 3300 i referti consegnati in ritardo.

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