Patrizia Messina Denaro è tornata a Castelvetrano, ha scontato 12 anni
È tornata a casa nel suo paese, Castelvetrano, la roccaforte di famiglia. Patrizia Messina Denaro, la sorella dell’ex superlatitante Matteo, «la corta» la chiamavano i suoi malcelando l’antipatia per una donna che ritenevano avida ma temevano, da ieri sera è libera. Ha saldato il conto con la giustizia: 14 anni e 6 mesi per associazione mafiosa ed estorsione ridotti a 12 grazie alla buona condotta. La sentenza la obbliga ora a due anni di libertà vigilata, in sostanza «visite» quotidiane al commissariato di polizia, e le vieta di frequentare pregiudicati. Una misura singolare visto che mezza famiglia, a cominciare dal marito Vincenzo Panicola, scarcerato da un pò, ha avuto o ha pendenze penali. «Per noi non è un problema, la città col passato ha chiuso», ha commentato il sindaco del paese Giovanni Lentini. Quando nel 2013, nel corso di un maxiblitz che portò in cella anche Francesco Guttadauro, il nipote prediletto del capomafia, le misero le manette sostenendo che fosse lei a tenere i cordoni della borsa del clan e che di fatto era la postina del fratello, negò decisamente. «Se fosse così chi mi controlla lo saprebbe - disse -Abbiamo le microspie anche nelle brioches». E in effetti di «cimici» nelle case, e non solo, dei Messina Denaro ce ne erano a decine. Tanto che la conferma dei suoi contatti col fratello la polizia la ebbe proprio ascoltando le registrazioni di una conversazione intercettata tra lei e il marito allora detenuto. In ballo c’era una questione delicata: se e come punire Giuseppe Grigoli, il salumiere che nel Trapanese aveva scalato il collosso Despar grazie ai soldi del clan. Panicola e altri mafiosi non avevano gradito le mezze accuse fatte da Grigoli nel corso di un processo e avevano mandato a chiedere al capo latitante, attraverso la sorella, se fosse necessario dargli una lezione. «Ha detto di lasciare stare», riferì Patrizia durante un colloquio col marito. Ma se Patrizia ha chiuso i suoi conti, ancora ben lontana dalla scarcerazione è l’altra sorella del boss, Rosalia, recentemente condannata a 13 anni. Era lei l’unica della famiglia a sapere della malattia di cui soffriva il padrino. Grazie agli appunti presi sul cancro al colon del fratello, trovati nella gamba di una sedia dal Ros dei carabinieri, gli investigatori sono riusciti a mettergli le manette dopo 30 anni di latitanza. Rosalia, come prima aveva fatto Patrizia, gestiva la corrispondenza del fratello, teneva i conti, conosceva chi si celava dietro i nomignoli che il boss aveva affibbiato a favoreggiatori e prestanomi trovati nei pizzini. Una famiglia decapitata dagli arresti in cerca di una leadership che alcuni riconoscerebbero a Francesco Guttadauro, il figlio di Rosalia, erede naturale dello zio. Che a breve dovrebbe uscire di galera dopo aver scontato la pena.