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Marsala, ha tentato per due volte il suicidio la ragazza accoltellata a settembre

Via al processo: ammessa la costituzione di parte civile della vittima e del Comunei. «Ho paura di uscire da casa», racconta la ventunenne, che frequenta anche un corso di difesa personale

Il lungomare Boeo, a Marsala
Il lungomare Boeo, a Marsala

«Ho paura di uscire da casa dopo quello che mi è accaduto, sto seguendo un percorso psicologico e frequento anche un corso di difesa personale, è la mia terapia dopo il trauma che ho subito». Parla la ragazza di 21 anni che il 13 settembre scorso è stata ferita con un coltello sul lungomare Boeo di Marsala da due tunisini. Ieri, 19 febbraio, si è tenuta davanti al gup l’udienza preliminare per i due giovani tunisini accusati di averla aggredita e rapinata. Nel corso dell’udienza è stata ammessa la costituzione di parte civile del Comune di Marsala, rappresentato dal legale Cosimo Di Girolamo, e dell’avvocato marsalese Vito Daniele Cimiotta, che assiste la ragazza. Gli imputati hanno chiesto il rito abbreviato, istanza che sarà discussa nel corso della prossima udienza, il 18 giugno.

La giovane era in compagnia di amici nei pressi del parco giochi, quando uno dei due tunisini ha tentato di rubarle il telefonino, aggredendola in modo violento, prima raggiungendola al viso con uno sputo e poi insultandola. L’altro invece, di fronte alla resistenza della vittima della rapina, ha estratto un coltello, colpendola sui fianchi e sulle mani. Secondo quanto raccontato dalla vittima dell’aggressione, il giovane nordafricano stava anche per colpirla alla gola, ma lei è riuscita a parare la coltellata con la mano. Le ferite non sono state profonde, anche il taglio al fianco era piuttosto esteso, circa 20 centimetri. Ma, al di là dell'aspetto fisico, l'aggressione ha avuto per la ventunenne gravi conseguenze sotto il profilo psicologico.

La ragazza il mese scorso ha anche tentato due volte il suicidio, come racconta il padre. La prima con un'overdose di barbiturici. Dopo essere stata salvata dal personale del 118, ha riprovato con una dose massiccia di compresse di tachipirina. Dopo un mese di cure presso una clinica privata di Marsala, adesso la giovane sta seguendo una terapia psicologica. «Mia figlia ha tentato due volte un gesto estremo ed è viva per miracolo - racconta il padre - a causa di questi due tunisini che l’hanno traumatizzata. Adesso, pare che ci siano dei miglioramenti, ma non è semplice. Ha paura di tutto. Per fortuna, c’è chi ci vuole bene. Un istruttore di arti marziali, proprietario di una palestra di Marsala, mi ha chiamato per offrire a mia figlia dei corsi di difesa personale gratuiti. Non finirò mai di ringraziarlo, perché lei ha cominciato ed è felice di questa esperienza».

Adesso la ragazza è parte civile al processo. «Un piccolo passo per ottenere giustizia», dichiara l’avvocato Cimiotta. Secondo la ricostruzione dei fatti, la giovane sarebbe stata minacciata con un coltello da Mahdi Hamrouni, mentre il cugino Hazem Hamrouni sarebbe l’autore delle minacce e dello sputo in viso. Anche un amico della giovane ha rischiato di essere ferito. Subito dopo i due tunisini erano scappati a bordo di un monopattino elettrico. La polizia aveva subito individuato i presunti responsabili e li aveva condotti in commissariato. Uno dei due cugini, dopo qualche mese, è stato arrestato dalla polizia, dopo una perquisizione a casa, perché in possesso di 400 grammi di marijuana, ed è attualmente accusato anche del tentato omicidio di un giovane di Marsala, il ragazzo di 19 anni aggredito con un machete nel cuore della movida e trovato a terra dalla madre infermiera accorsa in servizio con l’ambulanza.

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