Operazione congiunta di polizia e carabinieri questa mattina, 21 gennaio, a Marsala: accompagnati in commissariato due cugini tunisini, sospettati di avere partecipato all'accoltellamento con un machete, la notte fra il 10 e l'11 gennaio, nel centro storico di Marsala, del diciannovenne Ettore Matembera. Sarebbero gli stessi, secondo una pista investigativa, che il 13 settembre scorso hanno aggredito e accoltellato una ragazza marsalese di 21 anni. Al momento uno dei due cugini è accusato di lesioni personali e porto abusivo d'arma, ipotesi di reati per le quali è stato denunciato. Il fermo è scattato invece per un altro reato, che al momento non è stato reso noto. L'altro cugino è stato denunciato per concorso nel reato di lesioni personali.
L'operazione è scattata alle 7 del mattino. I due cugini sono stati presi nell’alloggio in cui vivono, in vicolo Angelo Custode, a Marsala. Uno di loro è in attesa di permesso di soggiorno, l'altro ce l'ha già. L'accoltellamento del giovane Ettore ha destato grande preocupazione nella comunità marsalese. Fu la mamma infermiera, giunta mentre era in servizio sull'ambulanza del 118, a prestare le prime cure al figlio. Quando l'ambulanza si era diretta in centro per prestare soccorso a un ragazzo accoltellato, la signora Marilena Corato non sapeva che si trattava del figlio.Lo ha scoperto sul posto. «Abbiamo ricevuto la chiamata - ha raccontato l'infermiera - intorno alle 2,30 di notte. Poco prima, a quanto pare, c’era stata una rissa tra due gruppi di stranieri, tra i quali si sarebbero creati dei clan. Da dietro mio figlio è stato scambiato per qualcuno dei rivali. Il colpo di machete, diretto al collo, ha colpito Ettore sopra l’orecchio, provocandogli una ferita di sei centimetri».
«Se il colpo fosse stato più forte - ha detto il ragazzo nei giorni successivi - non sarei qui». Per il diciannovenne sette giorni di prognosi e vari punti di sutura. «Sappiamo tutti chi sono questi due tunisini di seconda generazione, due cugini di 24 e 25 anni che non lavorano. Uno ha il permesso di soggiorno, l’altro in fase di riconoscimento - aveva dichiarato il presidente del Consiglio comunale Enzo Sturiano -, chiedo il rimpatrio di questi due soggetti che continuano a girare indisturbati per le vie del centro e a commettere gravi reati».
Ettore Matembera è nato a Palermo e ha vissuto i primi otto anni della sua vita nel paese di origine della mamma, Corleone. Poi si sono trasferiti a Marsala. Il padre, del Congo, è un ingegnere meccanico. Qualche giorno dopo l'aggressione, il giovane ha preso servizio a Verona, perché vincitore di concorso nell’esercito. «Mesi fa un mio coetaneo è stato aggredito, gli hanno spaccato una bottiglia di vetro in testa e non ha denunciato. Non abbiate paura, bisogna che questa gente vada in galera - racconta Ettore -. Eravamo cinque amici e stavamo tranquillamente bevendo una birra e parlando serenamente, poi questi tunisini si sono avvicinati e hanno tentato di strattonare me e il mio amico e parlavano in arabo. Io non ho reagito, anche perché erano visibilmente alterati. Quindi ho cercato di far finta di nulla e ho continuato a parlare con gli altri miei coetanei. Dopo pochi minuti sono stato colpito in testa con una violenza inaudita. Perdevo molto sangue e la prima a soccorrermi è stata una ragazza che si chiama Giada, che non finirò mai di ringraziare. Poi - continua a raccontare il ragazzo -, hanno chiamato l’ambulanza e, fatalità della vita, c’era mia madre che faceva servizio proprio lì».
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