Secondo le indagini, nel carcere Pietro Cerulli Trapani non venivano perpetrate solo violenze fisiche ma risulterebbero anche false relazioni di servizio, artatamente utilizzate per calunniare i detenuti e coprire gli abusi. «Un conto è l’uso legittimo della forza, un altro è la violenza sproporzionata e il disprezzo verso chi è già in una condizione di estrema debolezza», ha detto il comandante del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria.
Il procuratore ha fatto emergere che circa «un quarto\un quinto degli agenti, circa 55 agenti, è coinvolto nell’indagine“ e che grazie alla collaborazione della direzione del carcere e la restante parte sana dell’amministrazione penitenziaria sono state installate le telecamere nascoste che hanno documentato tutti gli abusi e le violenze che avvenivano nel reparto».
Alcuni agenti di polizia penitenziaria sono coinvolti sotto il profilo omissivo. «Erano presenti non solo non sono intervenuti né li hanno neanche denunciati, quindi il problema si è allargato a macchia d’olio», ha aggiunto.
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