Trapani

Venerdì 18 Ottobre 2024

Favignana: trovato morto un sovrintendente della polizia penitenziaria, aveva 55 anni

Il sovrintendente del corpo di polizia penitenziaria, di 55 anni, in servizio presso la casa di reclusione di Favignana è stato trovato morto. Era assente dal servizio da qualche settimana, a causa delle condizioni fisiche, e da ieri mattina non si avevano più notizie dell'uomo. Dopo varie ricerche è stato trovato impiccato in un bosco sull’isola, non lontano dal carcere. A darne notizia è stato Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. La notizia ha destato dolore e sgomento tra i colleghi del carcere, tra chi lo conosceva e i sindacati, per l'ennesima volta, lanciano un grido d'allarme. «Non si ferma evidentemente la spirale di suicidi intorno ai penitenziari, la cui tragica conta sale a ben 53 dall’inizio dell’anno, 5 fra gli agenti e 48 fra i detenuti», sottolinea proprio Gennarino De Fazio. «Quello dei suicidi nelle forze dell’ordine e, particolarmente, nel corpo di polizia penitenziaria, la cui incidenza è notevolmente superiore che nella restante popolazione, è un fenomeno che necessita di essere compiutamente investigato e affrontato concretamente. Peraltro, non riteniamo affatto sufficienti le iniziative e i supporti, anche di natura psicologica, finalizzati a intercettare a valle il disagio, ma reputiamo indispensabili e non più rinviabili interventi a monte che lo prevengano. Ciò si può conseguire rendendo dignitose e ‘umane’ le condizioni di lavoro anche attraverso il rispetto dei diritti e delle prerogative contrattuali, che per gli appartenenti alla Polizia penitenziaria rappresentano una vera e propria chimera, e con l’efficientamento del fallimentare sistema d’esecuzione penale, in particolare inframurario, anche per prevenire disorientanti fenomeni di dissonanza cognitiva. Certo, non vogliamo strumentalizzare e sappiamo che a determinare un gesto estremo come il suicidio possono concorrere una serie di concause. Siamo tuttavia convinti che il servizio espletato in prigioni trasformate in discariche sociali e la ‘violenza’ delle esperienze quotidianamente vissute e subite, con anche il frequentissimo ricorso al suicidio, contribuiscano fortemente ad alimentare il fenomeno, tanto che per noi i colleghi che si tolgono la vita sono morti in servizio e per servizio. Vorremmo tanto sapere, peraltro, cosa ne è stato dell’Osservatorio permanente interforze sui suicidi tra gli appartenenti alle forze dell’ordine costituito dall’allora Capo della polizia Gabrielli nel febbraio 2019, ma di cui non abbiamo avuto alcuna ulteriore notizia», aggiunge il segretario. «Ci stringiamo costernati attorno al dolore della moglie e degli altri congiunti del sovrintendente scomparso. Nondimeno, invochiamo nuovamente misure urgenti da parte del Governo che, prendendo atto dell’emergenza complessiva, possano mettere in sicurezza carceri che stipano oltre 14.500 detenuti in più rispetto ai posti disponibili con 18mila agenti di Polizia penitenziaria in meno rispetto al fabbisogno. Ormai quasi ogni giorno contiamo un decesso, davvero non c’è più tempo», conclude De Fazio. «È una notizia che sconvolge tutti noi. L’uomo, un sovrintendente del corpo di polizia penitenziaria che lavorava presso la casa di reclusione di Favignana, è stato trovato senza vita, impiccato in un bosco. Si disconoscono le motivazioni del gesto estremo al momento», dichiara, scosso e amareggiato, che ricorda come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo senza segnali concreti di attenzione da parte del ministero della Giustizia e del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Donato Capece, segretario generale del Sappe: «L’uomo da circa cinque anni prestava servizio presso l’Ufficio matricola e da circa un mese era on malattia. Si trovava presso la casa di villeggiatura in Favignana, nei cui pressi c’è un bosco in cui è stato trovato impiccato ad un albero. Una tragedia. I poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di polizia penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’amministrazione penitenziaria».

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