Smaltimento rifiuti irregolare ad Alcamo e inquinamento fra Balestrate e Partinico: chieste 15 condanne
Le pene più pesanti, 4 anni e tre mesi, sono state chieste per due funzionari di Energetikambiente, che finirono ai domiciliari a conclusione dell’indagine dei carabinieri forestali del Centro anticrimine natura di Palermo, della Direzione distrettuale Antimafia. Quattro anni e tre mesi chiesti dal pm per il cinquantasettenne alcamese Benedetto Cottone, procuratore di secondo livello con mansioni di capo-cantiere dell’impresa che da circa un decennio, prima con la denominazione di Aimeri Ambiente, si occupa della raccolta dei rifiuti ad Alcamo. Stessa pena chiesta per l’architetto Giovanni Maria Picone, 54 anni, di Erice, responsabile operativo della stessa azienda per l’Italia meridionale. Per Energetikambiente sollecitate sanzioni pecuniarie per 600 quote e interdizione dell’esercizio di attività. Per altri tredici imputati, quasi tutti dipendenti della stessa ditta, chiesti tre anni. Si tratta di Adriano Stellino, Francesco D’Angelo, Federico Cutino, Gaetano La Rocca, Alessandro Adamo, Salvatore De Martino, Pietro Caputo, Maurizio Butera, Salvatore Vicari, Simone Mancuso, Salvatore Russo, Gioacchino Adragna e Gaspare Lipari. Debbono rispondere a vario titolo di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale. Le richieste del pm a conclusione della requisitoria nel processo davanti al giudice Gian Gaspare Camerini della IV Sezione del tribunale di Palermo in composizione monocratica. Decisive per le indagini sono state le intercettazioni telefoniche e la registrazione di immagini. Le indagini scattate nel settembre del 2018 sono state condotte dai carabinieri del Nipaaf, il Nucleo investigativo polizia ambientale agroalimentare e forestale sotto la direzione dei procuratori Marzia Sabella e Dario Scaletta. Secondo l’accusa per diverso tempo sono andati avanti lo sversamento abusivo del liquido prodotto dalla frazione organica dei rifiuti e la dispersione delle terre da spazzamento prelevate durante la pulizia delle strade. In questa maniera da un lato, secondo le indagini, veniva procurato un significativo abbattimento dei costi in favore di Energetikambinete, dall’altro si causavano «evidenti deterioramenti all’ambiente costantemente sottoposto agli illeciti sversamenti». Le operazioni inquinanti sarebbero state effettuate in un’area, fra i comuni di Balestrate e Partinico, originariamente destinata ad autoparco aziendale della stessa azienda, ma poi impiegata come centro occulto di stoccaggio e smaltimento di rifiuti speciali ed urbani pericolosi e non. Oltre agli arresti domiciliari di Cottone e Picone, vennero effettuate perquisizioni nelle sedi operative della società nelle province di Palermo e Trapani con il conseguente sequestro preventivo, oltre che dell’area oggetto degli sversamenti, anche di dieci autocarri adibiti al servizio di raccolta e trasporto rifiuti e di una vasta documentazione. Carteggi e documenti sono stati acquisiti dai carabinieri forestali anche presso l’ufficio ambiente del Comune di Alcamo. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali avrebbero consentito di individuare gran parte delle persone che avrebbero materialmente concorso – scrivono gli inquirenti - alla realizzazione dei gravi reati ambientali. La stessa azienda è stata anche deferita all’autorità giudiziaria per gli illeciti previsti in materia di responsabilità amministrativa per le persone giuridiche. «L’istruttoria dibattimentale ha permesso di mettere in luce elementi di prova tali da sostenere fondatamente l’affermazione della penale responsabilità degli odierni imputati per tutti i fatti che sono stati loro contestati», ha detto il pm. Il sequestro di dieci autocarri paralizzò per poco tempo la raccolta dei rifiuti ad Alcamo. Parti civili il ministero dell’Ambiente, l’assessorato regionale al Territorio e ambiente e il Comune di Partinico. La sentenza è prevista per il prossimo primo luglio.