Violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia di una figlia adottiva. Per questi reati un poliziotto, in servizio allora al commissariato di pubblica sicurezza di Alcamo, è stato condannato ad undici anni di reclusione dai giudici del tribunale di Trapani. Alla moglie, una casalinga alcamese, inflitti quattro anni per maltrattamenti. Nei confronti di quest’ultima è caduta l’accusa di estorsione. Gli avvocati difensori Mario Vitiello per il poliziotto subito sospeso, e Anna Maria Benenati per la moglie, hanno già disposto l’appello. L’arresto del poliziotto, nel settembre del 2020, fece molto scalpore e non soltanto ad Alcamo. L’uomo, da allora, si trova in carcere nonostante i ricorsi presentati dal suo avvocato, Mario Vitiello. La turpe storia venne fuori dopo la denuncia presentata dalla figlia adottiva ai carabinieri di Balestrate. Qualche giorno dopo, al termine di un’indagine lampo, arrivò l’arresto dell’agente di polizia che era in servizio al commissariato di Alcamo. Le vicende raccontate dalla ragazza sarebbero cominciate più di dieci anni prima, quando, ancora minorenne, era entrata a far parte di quella famiglia. Dal racconto della giovane vennero anche fuori numerosi malumori familiari, invidie e gelosie nei confronti soprattutto dei figli naturali della coppia. La giovane aveva raccontato in quella denuncia di palpeggiamenti, inviti espliciti ad appartarsi per consumare rapporti sessuali, frasi volgari in un ampio arco di tempo. Accuse confermate poi in aula dalla ragazza. Ad inchiodare il padre adottivo, secondo la procura, alcune lunghe ed esplicite chat su WhatsApp. Ai tantissimi messaggi espliciti inviati nella chat dal padre alla figlia, quest’ultima non avrebbe mai risposto. Dopo un bel po’ di tempo arrivò la decisione di presentare denuncia alla caserma dei carabinieri di Balestrate. Durante il processo sono stati sentiti anche alcuni consulenti, da quello che ha sbobinato le intercettazioni telefoniche tra padre e figlia, agli psicologi che hanno assistito all’esame della vittima.