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Messina Denaro puntava all'acquisto di 12 supermercati a marchio Coop della Sicilia

L’affare sfumò perché Coop Alleanza 3.0 preferì cedere i punti vendita a un altro acquirente

La mafia mirava ad entrare nella grande distribuzione alimentare acquistando, attraverso imprenditori compiacenti, 12 supermercati a marchio Coop. Emerge dall’indagine della Dda di Palermo che ha portato a 11 arresti. Al progetto, che si sarebbe dovuto realizzare attraverso l’attribuzione fittizia delle quote della società usata per l’acquisto, partecipavano gli imprenditori di Salemi vicini a Messina Denaro, Andrea e Salvatore Angelo, e indiziati di mafia come Vincenzo Lo Piccolo.

Secondo gli inquirenti erano tutti soci occulti della Grande Distribuzione Sicilia, che avrebbe dovuto acquisire i supermercati. L’affare sfumò perché Coop Alleanza 3.0, titolare delle Coop in Sicilia, preferì cedere i punti vendita a un altro acquirente.

«Voi dovete entrare “la coop minchia nell’affare”»: diceva, non sapendo di essere intercettato, uno degli indagati. «La società - spiegava - la registriamo a Milano. Non vogliamo fare apparire i proprietari siciliani». «Se gli amici miei si devono prendere la Coop - spiegava Vincenzo Lo Piccolo - e prendendosi la Coop sono nostri e ci sono operai nostri».

I soggetti interessati all’affare progettavano anche di far vendere ai supermercati i loro prodotti. «Questa combriccola che stanno per prendersi la Coop appena loro si mettono a cavallo siamo padroni di entrare i formaggi», dicevano.

Nel business sarebbero stati coinvolti anche Giovanni Beltrallo, già indagato per mafia, e Bartolomeo Anzalone, vicino a Domenico Scimonelli, imprenditore della grande distribuzione ritenuto prestanome di Matteo Messina Denaro.

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