Messina Denaro, la Cassazione dice no alla scarcerazione dell'ex amante del boss: «Può mettere a rischio le indagini su altri fiancheggiatori»
La Cassazione ha respinto il ricorso di Laura Bonafede accusata di favoreggiamento per aver agevolato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Secondo gli ermellini i rapporti tra Bonafede e Messina Denaro non erano solamente di natura personale - la donna era l'amante del superlatitante - ma coinvolgevano dinamiche associative. La sentenza ha evidenziato il rischio di compromettere le indagini in corso, specialmente quelle relative all'individuazione degli altri fiancheggiatori. Bonafede potrebbe aver comunicato con altre persone e questo potrebbe mettere a rischio l'efficacia delle indagini e portare alla reiterazione del reato da parte di individui ancora sconosciuti che hanno aiutato il boss stragista. Laura Bonafede fu arrestata dal Ros il 13 maggio scorso, è la figlia di Leonardo Bonafede, storico capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, nonché cugina di Andrea ed Emanuele Bonafede, il primo che fornì l'alias per l'identità falsa, l'altro indicato come il postino dell’ex superlatitante. La corte ha evidenziato il ruolo attivo di Bonafede come tramite per la comunicazione esterna dei messaggi di Messina Denaro. Questo avrebbe permesso la veicolazione degli ordini e delle indicazioni ai sodali mafiosi in libertà, riducendo la necessità del boss di esporsi direttamente. La Cassazione ha respinto il ricorso contro il diniego del Tribunale del riesame alla richiesta di scarcerazione di Bonafede.