Emergono nuovi particolari nell'inchiesta che ieri ha portato ai domiciliari un militare della Capitaneria di Porto di Trapani. Non soltanto cassette di pesce per chiudere un occhio e archiviare le sanzioni amministrative elevate dalla Guardia costiera, ma anche altri favori che comportavano vantaggi di natura economica. Nei guai è finito Francesco Ruggirello, 49 anni, militare della Capitaneria di porto di Trapani. Impiegato nei servizi di controllo eseguiti dal Corpo nel settore della pesca, ora ai domiciliari con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Corruzione, l'ipotesi di reato formulata dalla Procura del capoluogo. Obbligo di dimora, invece, per Giuseppe Blunda, 55 anni, originario di Alcamo ma residente a Castellammare del Golfo, rappresentante legale della ditta “Miomercato Srl” di Calatafimi-Segesta. Nell'ambito della stessa inchiesta risultano indagate anche altre tre persone, che operano nel settore del commercio di prodotti ittici. Due sono di Mazara del Vallo. Uno è di Paceco. Per l'accusa il militare “infedele” si sarebbe fatto consegnare dagli indagati partite di prodotti ittici per annullare le sanzioni amministrative elevate nel corso dei controlli sulla filiera della pesca. Pesce e non solo perché dalle indagini sarebbe anche emerso che per annullare una multa del 2019, per illeciti amministrativi, alla ditta “Miomercato”, Francesco Ruggirello si sarebbe fatto pagare da Giuseppe Blunda i lavori per un importo di 2000 euro, eseguiti nella sua abitazione di Valderice. Martedì prossimo intanto Francesco Ruggirello, assistito dall'avvocato Nino Sugamele, comparirà dinnanzi al Gip di Trapani Samuele Corso, per l'interrogatorio di garanzia.