Ad un anno dalla cattura di Matteo Messina Denaro e a tre mesi dalla sua morte, continua il lavoro degli investigatori per cucire la rete di tutte quelle persone che lo hanno supportato e protetto nonostante lo spiegamento di strumentazioni altamente tecnologiche messe in campo. Messina Denaro infatti, com’è stato accertato in questi mesi, non temeva di essere scoperto, mentre si muoveva a Campobello di Mazara. L’ex inafferabile, deceduto a settembre a causa di un tumore, è stato infatti ripreso da alcune telecamere, piazzate in quel comune quando era ancora latitante ma gli investigatori non lo avevano riconosciuto.
Dopo la sua cattura lo stesso ha rivelato agli inquirenti che sapeva dove si trovavano tutte le telecamere di Campobello, città dove ha vissuto negli ultimi cinque anni. «Tutte le telecamere di Campobello e Castelvetrano le so» - aveva detto sprezzante ai magistrati. «Primo perché ho l’aggeggio che le cercava, che non l’avete trovato e poi perché le riconosco», aveva aggiunto. L’unica spiegazione è che l’ex boss ha avuto a sua disposizione gente che si è prestata a servirlo venendo meno ai doveri per cui era chiamato.
Un servizio completo di Laura Spanò sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
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