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Fondi europei fantasma, 4 arresti a Ravenna: c'è anche un alcamese

Secondo la guardia di finanza l'organizzazione avrebbe messo a segno 395 presunte truffe per più di 1,6 milioni

Quattro persone sono state arrestate dalla guardia di finanza di Ravenna con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata principalmente a compiere truffe su fondi europei inesistenti. Si tratta - come riportato dai due quotidiani locali ravennati - di Luca Silvestrone, 52 anni di Ravenna indicato quale promotore, organizzatore e dirigente; Mauro Nucci, 62 anni di origine svizzera ma residente a Castel San Pietro Terme (Bologna); Stefano Pignatelli, 60 anni originario di Roma e residente ad Alcamo (Trapani); e infine Lorenzo Tellarini, nato a Portomaggiore (Ferrara) ma residente a Lugo (Ravenna).

I quattro sono stati raggiunti mercoledì scorso da altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip Sabrina Bosi del Tribunale di Ravenna su richiesta del .m Angela Scorza titolare del fascicolo. L’indagine delle Fiamme Gialle ha individuato 395 truffe in tutta Italia (e altre sono in corso d’identificazione) per un totale di più di un milione e 600 mila euro.
Le verifiche erano partite da una segnalazione dell’unità informazione finanziaria della Banca d’Italia circa alcune operazioni sospette che ruotavano attorno a Confederimprese, società con sede legale a Ravenna fondata da Silvestrone nel 2021 e rimasta inattiva fino al 25 gennaio 2022, data di inizio del flusso ritenuto sospetto di fatture. Secondo gli inquirenti, gli indagati contattavano persone potenzialmente interessate a finanziamenti europei molto vantaggiosi in quanto per metà a fondo perduto. Quindi si offrivano di preparare la necessaria documentazione (falsa) tra cui gli stessi bandi di gara attribuiti a reali organismi dell’Unione Europea oppure a enti inventati. Per le pratiche, occorreva pagare 3.000 euro per le imprese e 2.800 per i privati. Mentre per la richiesta di ’finanziamento immobiliare europeò, bisognava pagare 10mila euro che andavano versati su conti intestati perlopiù a due società con sede a Viareggio (Lucca). Nell’indagine compaiono infine tre società - di Roma, Argenta (Ferrara) e Torino - che hanno avuto un fitto scambio di fatture con Confederimprese. L’unico degli arrestati finora interrogato dal Gip (Silvestrone), alla presenza dei suoi avvocati Carlo Benini e Domenico Serafino ha negato ogni addebito sostenendo di non essere al corrente di tutte le azioni compiute dai suoi collaboratori.

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