Tra le persone finite ai domiciliari nel corso dell'operazione “Scialandro” eseguita da Dia, squadra mobile e carabinieri figura anche Mariano Minore (nella foto), 71 anni, figlio di Calogero, (quest'ultimo arrestato nel 1986, morì d'infarto nel 1998, senza che le sue condanne fossero diventate definitive). Mariano è nipote di Totò, il boss trapanese ucciso dai Corleonesi nel novembre 1982, durante la seconda guerra di mafia, insieme ad altri mafiosi trapanesi, nel corso di un summit a Palermo e il suo corpo non fu mai trovato. Le modalità della sua fine furono descritte da alcuni pentiti palermitani nel 1998. Mariano Minore, si legge nell'ordinaza del gip Alfredo Montalto, è accusato tra l'altro di “avere fatto parte assieme ad altri, della famiglia mafiosa di Trapani, mantenendo un continuo scambio di comunicazioni con gli associati di altre articolazioni territoriali, finalizzato tra l'altro all'acquisizione in modo indiretto di attività economiche o beni immobili, alla composizione di controversie economiche e al controllo del territorio”. Gli altri a cui fa riferimento il Gip sono: Pietro Armando Bonanno, Santo Costa, Gaetano Gigante, Luigi e Vittorio Grispo e Vito Peralta. In conseguenza della caduta in “disgrazia” dei Minore, anche Mariano in quanto etichettato come “perdente” ha dovuto rimanere nelle retorguardie in attesa di tempi migliori che gli avrebbero consentito di riconquistare un ruolo storicamente ricoperto dai Minore nella consorteria mafiosa trapanese. Indicativa a questo punto è una intercettazione datata 9 giugno 2021. In quella occasione lo stesso Mariano Minore rivendica orgogliosamente la sua coerenza ribadita all'allora reggente del mandamento Francesco Pace e la volontà di attendere la fine del predominio di “gentaglia” che lo aveva costretto a mettersi da parte. “...perchè ognuno di noi nasce con una stidda...e ora a 70 anni, mi pozzu modificari? No! Allora preferisco rimanere quello che sono però fermo! Messo a dormire. Guai a modificarmi però ...devono andare avanti un poco di questa gentaglia. ...è venuto Ciccio Pace … sei una testa di minchia. Non sono una testa di minchia. Io ho una linea di...siccome la buon'anima di mio padre mi ha dato linee guida perfette. Mi hai capito? E ne sono orgoglioso”. E l'occasione attesa da Mariano Minore era l'arresto dei fratelli Pietro e Francesco Virga e quando Pietro Armando Bonanno aveva fatto rientro a Trapani, trovando appunto Mariano Minore come la figura più rappresentativa ancora in stato di libertà nel contesto della famiglia mafiosa di Trapani. Di contatti fra Minore e Bonanno gli investigatori ne contano parecchi. Tra di loro c'è una frequentazione continua. In una delle conversazioni intercettate dagli investigatori, lo stesso Minore ammette Minore ammette di avere incontrato Bonanno, rappresentando però di non gradire la continua ricerca di denaro da parte dello stesso Bonanno. Mariano Minore sta conversando con Santo Costa. (“... si ma siccome lui sa cosa gli debbo dire … a me non mi può cercare ...perchè lui non può andare dalla povera gente a chiedere soldi...deve andare da chi era a servizio ...perchè arriva che una cambiale scade... tu puoi ...io posso venire da te a dirti damm i s...mille lire? Tu se hai i coglioni sotto di quello che vuoi dimostrare devi andare alla testa dell'acqua...”). Questo scrive il gip testimonia “l'intraneità di Minore nella famiglia mafiosa laddove questi si lamenta del mancato rispetto delle regole del Bonanno, oltre che delle attività poste in essere da quest'ultimo senza alcuna autorizzazione”. Numerosi sono stati gli incontri tra Mariano Minore e Bonanno. Ma risultano anche documentati alcuni episodi specifici come la sollecitazione ricolta da Minore a Bonanno, per risolvere nel modo mafioso una controversia tra due persone. Ma ci sono anche i rapporti tra lo stesso Minore e Giuseppe Maltese (già condannato e appartenente alla famiglia mafiosa di Valderice). Diversi gli incontri registrati tra i due a indicare l'appartenenza di entrambi all'associazione mafiosa “in quanto attinente alle dinamiche interne di questa”. Minore e Maltese vengono intercettati mentre discutono della gestione di estorsioni mafiose, “criticando apertamente le decisioni di tollerare estorsioni di piccola entità perchè rischiose per le possibili denunce delle vittime, tanto nel settore edile, anziché imporre la cd “messa a posto” in occasione dell'aggiudicazione dei lavori di rilevante importo e l'imposizione di fornitori e subappaltatori, quanto nel settore ortofrutticolo dov'è stato lasciato campo libero a Francesco e Gaetano Gigante, che anche in questo caso si legge nell'ordinanza “operavano estorsioni estemporanee anziché sottoporre i grossisti ad un unico pagamento del pizzo, anche sottoforma di imposizione delle forniture, gestito da un solo soggetto incaricato dall'organizzazione mafiosa”.