Ore 1,57 ospedale San Salvatore dell’Aquila, il boss mafioso Matteo Messina Denaro è morto. Con lui se ne va l’ultimo stragista di Cosa Nostra. Avrebbe voluto farsi trovare già morto dalla Stato, ma da latitante come il padre Francesco, ricercato dal 1990 e restituito cadavere allo Stato e ai suoi familiari nella notte del 30 novembre 1998 quasi alla stessa ora. Matteo, che ne raccolse l’eredità di capomafia, avrebbe voluto emularlo anche in questo ed è rimasto un fuggiasco per trent’anni ma ha subito l’onta dell’arresto, il carcere, l’agonia e infine la morte. Da ieri l’ospedale San Salvatore è blindatissimo, la procura dell’Aquila di concerto con quella di Palermo ha disposto l’autopsia. L’apertura di un procedimento è atto tecnico necessario per procedere all’autopsia. Matteo Messina Denaro era ricoverato dall’8 agosto scorso per l’aggravarsi delle condizioni di salute a causa di un tumore al colon all’ultimo stadio. Nel corso dell’estate aveva subìto due interventi in ospedale, in ultimo era stato deciso che le sue condizioni di salute erano diventate incompatibili con quelle del carcere e così era rimasto in una stanza per i detenuti ricavata nello stesso nosocomio. Venerdì, sulla base del testamento biologico lasciato dal boss che ha rifiutato l’accanimento terapeutico, gli era stata interrotta l’alimentazione ed è stato dichiarato in coma irreversibile. L’autorità giudiziaria, attraverso i carabinieri del Ros, gestisce, insieme alle autorità sanitarie, le procedure post mortem del padrino di Castelvetrano. Off limits lo spazio, che si trova nel sotterraneo del laboratorio di anatomia patologica, dov’è prevista l’autopsia eseguita da un professionista dell’Università di Chieti. Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola il servizio di Laura Spanò