Trapani

Martedì 08 Ottobre 2024

Trapani, condanna definitiva per un animalista: diffamò il responsabile della Guardie ecozoofile

Condannato in via definitiva Enrico Rizzi per un’accusa di diffamazione a mezzo stampa in danno di Danilo Catania e dell’associazione da lui rappresentata (Associazione Guardie Ecozoofile). I fatti risalgono alla fine del 2016, ma solo negli scorsi giorni la lunga vicenda giudiziaria è stata definita dalla Cassazione. Nei giorni scorsi, infatti, la Quinta sezione penale della Suprema Corte, mettendo fine ad una querelle giudiziaria durata quasi sei anni, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa di Rizzi contro la sentenza della corte di Appello di Palermo, che aveva confermato la condanna emessa dal Tribunale di Trapani a mille euro di multa oltre al risarcimento del danno alle parti civili costituite. La vicenda nasce da alcuni post pubblicati intorno alla fine del 2016 su Facebook da Enrico Rizzi sul proprio profilo personale in ordine ad una segnalazione dell’animalista circa le condizioni in cui veniva tenuto un cagnolino in una abitazione di Trapani. In particolare Rizzi, che asseriva presunti maltrattamenti su un piccolo simil Jack Russel dallo stesso visto al balcone di una abitazione di via Castelvetrano e che aveva effettuato numerose segnalazioni, invitava il responsabile delle guardie Ecozoofile di Trapani e addirittura anche la Questura e la polizia municipale di Trapani a vergognarsi per il proprio operato, poiché, a suo dire, non si erano attivati a seguito della segnalazione. In realtà il processo dibattimentale aveva fatto chiarezza sulla vicenda, dimostrando la piena colpevolezza di Rizzi e l’infondatezza di tutte le accuse da esso rivolte a mezzo Facebook. È stato infatti acclarato dagli organi di polizia giudiziaria e pubblici ufficiali più volte intervenuti presso l’abitazione di via Castelvetrano, su segnalazione di Rizzi, che quei paventati maltrattamenti non si erano mai verificati! Nei post diffamatori Rizzi affermava di avere ricevuto molteplici segnalazioni e che addirittura «non si contavano più le testimonianze» che dimostravano i maltrattamenti subiti dall’animale. A seguito delle indagini della Procura della Repubblica di Trapani, invero, ne scaturì un processo attraverso il quale si acclarò l’esatto opposto. Il cagnolino, infatti, lungi dall’essere maltrattato o abbandonato sul balcone di casa, a seguito di diversi interventi sollecitati proprio da Rizzi, si scoprì con palmare evidenza essere in realtà accudito con amore e ben nutrito dai proprietari. A fronte delle molteplici segnalazioni dell’animalista, erano più volte intervenuti presso l’abitazione la polizia municipale e la polizia di Stato, con l’ausilio delle Guardie Ecozoofile e dei veterinari dell’Asp di Trapani. Puntualmente gli operatori, a seguito dell’accesso in casa, non potevano far altro che constatare che il cagnolino sostava al balcone per sua volontà, uscendo ed entrando a suo piacimento, avendo una porta lasciatagli sempre aperta, nonché una copertura a protezione dal sole. Inoltre i veterinari dell’Asp constatavano anche che il cane aveva un ottimo rapporto relazionale con i proprietari. A seguito dei vari interventi, taluni avvenuti anche alla presenza di Rizzi e del suo legale, quindi gli operatori non potevano fare altro che accertare le perfette condizioni di vita dell’animale che, peraltro, aveva cibo ed acqua freschi sempre a disposizione. Nonostante tutto, ne seguì un post su Facebook che ebbe vasta eco e che costrinse l’allora responsabile delle Guardie Ecozoofile, Danilo Catania, tutt’oggi impegnato nel Comune di Trapani quale ausiliario di polizia giudiziaria, a sporgere querela anche a tutela dell’immagine propria e dell’associazione da lui rappresentata, costituendosi anche quale parte civile nel processo, assistito e difeso dagli avvocati Antonino Gucciardo ed Ernesto Leone del Foro di Trapani. A seguito del dibattimento, nel corso del quale i testimoni hanno dimostrato l’infondatezza delle accuse additate da Rizzi, ne fu acclarata la sua responsabilità penale mediante la condanna del Tribunale di Trapani, la cui sentenza fu in seguito integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo e della Suprema Corte di Cassazione. Rizzi è stato condannato a pagare mille euro di multa e tremila euro alla cassa delle ammende, oltre al pagamento di tutte le spese processuali e di costituzione di parte civile che ammontano ad oltre novemila euro.

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