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Costi fatti lievitare per i lavori al porto di Castellammare del Golfo, sequestro da due milioni

Avrebbero dichiarato che i fondali friabili e sabbiosi fossero di roccia, trasportando in cantiere della pietra dura proveniente da una cava vicina

Per aumentare i costi della costruzione del porto di Castellammare del Golfo avrebbero dichiarato che i fondali friabili e sabbiosi fossero di roccia, trasportando in cantiere della pietra dura proveniente da una cava vicina. I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per circa due milioni di euro, emesso dal gip di Trapani, su richiesta della procura nei confronti della società del settore edile che ha vinto l’appalto della Regione siciliana per il rifacimento dell’infrastruttura.

Il provvedimento scaturisce da un’indagine, inizialmente diretta dalla Dda di Palermo, che a giugno 2020 portò all'arresto dell'allora capomafia Francesco Domingo, detto Ciccio Tempesta. In quella operazione finirono in manette 14 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Furono anche denunciate altre 11 persone.

Nel corso delle indagini, sebbene non siano emerse forme di condizionamento mafioso sui lavori, aggiudicati alla ditta per 11 milioni di euro, è stata documentata la truffa legata al dragaggio dei fondali del porto. Per questa vicenda sono indagati, a vario titolo, per i reati di concorso in corruzione, istigazione alla corruzione e frode in pubbliche forniture l’allora socio di maggioranza della società, il presidente del consiglio di amministrazione, nonché alcuni dipendenti e un luogotenente della guardia costiera ora in pensione.

Adesso è scattato il sequestro delle disponibilità bancarie della società, per l’ammontare della presunta frode, presso svariati istituti di credito del territorio siciliano.

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