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Operazione Catito a Trapani, finisce ai domiciliari uno degli indagati

Aggravamento della misura cautelare per Salvatore Sansica di 64 anni

Aggravamento della misura cautelare per Salvatore Sansica 64enne di Trapani rimasto coinvolto a marzo nell’operazione antidroga dei carabinieri denominata «Catito». L’uomo dopo l’arresto avrebbe più volte violato la misura cautelare non rispettando il divieto di dimora come documentato dalle indagini dei carabinieri, condivise anche dalla Procura, che lo avrebbero più volte sorpreso al mercato ortofrutticolo. Il 64enne così è stato tradotto presso la propria abitazione agli arresti domiciliari. L’arresto del pregiudicato trapanese è stato eseguito dai Carabinieri della stazione di Erice così come imposto da un’ordinanza di aggravamento emessa dal Gip del Tribunale di Trapani.

Il provvedimento sostituisce l’attuale misura cautelare del divieto di dimora nei comuni di Trapani ed Erice con quella più afflittiva degli arresti domiciliari con dispositivo elettronico. Il 64enne era stato arrestato nel marzo scorso, assieme al figlio Alberto, nell’operazione Catito, eseguita dai Carabinieri del capoluogo. I due secondo la ricostruzione degli inquirenti erano tra gli organizzatori di un giro di spaccio di droga nel centro storico della città. In particolare Salvatore Sansica, oltre ad essere il promotore e il coordinatore, aveva anche il compito di reclutare gli associati, deliberava le strategie impartendo direttive ai partecipanti, definendo le singole trattative. Sansica curava anche i canali di rifornimento, organizzava le modalita di reperimento e la distribuzione. Gestiva e controllava le cessioni ed effettuava il recupero crediti, compito quest’ultimo che veniva eseguito all’occorrenza anche da altri della banda, tra cui anche i nordafricani. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, la cocaina, l’hashish e la marijuana venivano smerciate, h24, tra i vicoli e le stradine adiacenti la via Catito diventata la roccaforte della droga. A gestire l’attività, pusher locali ed extracomunitari che avevano sancito tra di loro un «patto di ferro». Attività che è proseguita nonostante i duri colpi inferti, dai carabinieri, alla banda, con arresti, in flagranza di reato, eseguiti in passato e con il sequestro di un ingente quantitativo di «coca» - circa ottanta grammi – nascosta in una stanza di un Bed and breakfast presa in affitto dagli indagati e trasformata in laboratorio per il «taglio» dello stupefacente.

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